Il nuovo antisemitismo

Sabato 2 ottobre il museo di Brooklyn dovrebbe inaugurare la mostra dell’inglese Saatchi: una Madonna confezionata con giornali porno e ricoperta di escrementi, teste di animali in putrefazione, maiali scuoiati... Nella presentazione si annuncia che la mostra potrebbe “causare conati di vomito” e tra mille polemiche il sindaco di New York Giuliani ha minacciato di ritirare i fondi al museo se la rassegna non verrà revocata. Gli artisti lo accusano di propaganda in vista delle elezioni e si appellano al primo emendamento sulla libertà di espressione. Ma Giuliani replica: “Cosa avrebbero detto se qualcuno avesse coperto di escrementi il ritratto di Luther King?”

Arte o scandalo? Questa è la domanda che il sindaco di New York Rudolph Giuliani si è posto negli ultimi giorni nel dare un ultimatum al museo di Brooklyn, che sabato prossimo ha in programma l’inaugurazione di una difficile mostra di arte moderna. Si tratta della collezione dell’inglese Saatchi, uno dei proprietari della famosissima e omonima agenzia pubblicitaria inglese e s’intitola “Sensazione”: il nome è più che appropriato per questa collezione che aveva già attirato su di sé un’incredibile valanga di proteste e critiche quando, alcuni mesi fa, era stata esposta al Royal academy of arts di Londra.

Più fa schifo più “a me piace”
Saatchi è riuscito a collezionare alcune tra le opere più blasfeme e orripilanti al mondo, tant’è che, in un’intervista rilasciata proprio in questi giorni al settimanale del New York Times, il mago inglese dell’advertising ha dichiarato: “Sono convinto che dopo la mia morte nessuno vorrà più saperne della mia collezione. Agli altri fa schifo, a me invece piace.”
Negli ultimi anni Saatchi è riuscito a collezionare di tutto, seguendo una pista che aveva sentore di scandalo e disgusto: da una Madonna nera, fatta di un patchwork di giornali pornografici e ricoperta di escrementi d’elefante, fino ad una testa di mucca in avanzato stato di decomposizione sotto formaldeide, un’altra identica rinchiusa in una gabbia di plexiglass piena di mosche vive e poi un maiale scuoiato e altri oggetti insanguinati, creati per scioccare il pubblico. Opere talmente orripilanti che il museo di Brooklyn nel presentare la mostra, sulla brochure, ha annunciato che la collezione “può causare shoch, conati di vomito, confusione, panico, euforia e profondo stress”. E aspettandosi le grandi polemiche che puntualmente sono già arrivate, anche se le porte del museo si apriranno ai visitatori solo il 2 ottobre, il curatore ha vietato l’ingresso ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori.

Libertà d’espressione o d’insulto?

Naturalmente il mondo degli artisti dell’avant garde di Soho e del Greenwich Village si è immediatamente dichiarato a favore della scelta del curatore, Arnold Lehman, di esibire la collezione Saatchi e ha tirato in ballo il primo emendamento della Costituzione americana, quella della libertà di parola e di espressione. Ma il sindaco Giuliani non li ascolta: da buon cattolico ha definito la mostra blasfema e offensiva e ha dato a Lehman un ultimatum: se il curatore del museo di Brooklyn non rinuncerà alla mostra, la citta di New York, che affitta lo spazio al museo, non solo toglierà al museo la sponsorizzazione di 14 miliardi di lire, ma ritarderà notevolmente i prossimi lavoro di ampliamento, previsti con un budget di 45 miliardi; e per finire, se Lehman non devesse cambiare idea entro sabato, Giuliani gli licenzierà in tronco il consiglio d’amministrazione.

E adesso New York e divisa in due: da un lato c’è chi vuol difendere la libertà di parola, e definisce Giuliani un sindaco retrogrado e all’antica; dall’altro c’è invece chi lo sostiene nella sua scelta. Ma anche al municipio si sono create due fazioni: i sostenitori del sindaco, che era cresciuto al liceo cattolico dedicato al vescovo Loughlin e all’università Manhattan College, e i sostenitori del presidente del consiglio cittadino, Peter Vallone, un altro cattolico italo americano che aveva invece frequentato il liceo Power memorial e l’università cattolica di Fordham. Vallone, un democratico, ha criticato profondamente la collezione ma ritiene che sia importante permettere all’arte di essere messa in mostra: “Se qualcuno non è d’accordo con l’esposizione la può boicottare, come farò io che non ho la minima intenzione di dare i miei soldi per quella collezione di quadri e oggetti blasfemi”.

Ma dietro alle decisioni sia di Giuliani che di Vallone si nasconde anche un futuro politico: Giuliani si presenterà quale candidato per il seggio repubblicano del senato newyorchese, mentre nel 2001 Vallone cercherà di prendere il suo posto, facendosi eleggere sindaco di New York. “Secondo me si fa un danno maggiore alla nostra città e al nostro Paese se diciamo al mondo: ci hanno offeso e noi abbiamo tolto loro le sovvenzioni comunali”.

Escrementi, sì, ma sacri Vallone, che al contrario di Giuliani ha incontrato a lungo Lehman, cercando di convincerlo a modificare la mostra, ha anche voluto conoscere personalmente l’autore del quadro sulla Madonna nera, un inglese di origine nigeriana di nome Chris Ofili, il quale gli ha spiegato che in alcuni Paesi gli escrementi di elefante sono considerati quasi sacri, un segno di crescita. A sentirlo Giuliani però si è messo a ridere: “Ma fatemi il piacere, piuttosto, invece è ora che ci accorgiamo che i cattolici non li difende nessuno. Se invece della Madonna fosse stato un ritratto di Martin Luther King ad essere ricoperto di escrementi, l’intera città sarebbe insorta”.

In un altro museo cittadino, il Whitney, proprio in questi giorni s’inaugura una mostra dedicata all’arte americana dal 1950 ad oggi: e tra fotografie, quadri di Andy Warhol e musica jazz c’è la fotografia di Andrees Serrano che ritrae un crocifisso immerso in un vaso di urina dell’artista. “Una cosa orribile, demenziale, blasfema come poche – spiega Giuliani – Ma il muso non è sovvenzionato dalla città di New York: è un museo privato, che occupa una palazzina che non è di proprietà del comune e quindi io non ho diritto ad intervenire. Ci penserà la gente a dire quel che pensa”.

Tu chiamale, se vuoi, sensazioni Il curatore del museo di Brooklyn ha sempre avuto un occhio di riguardo per le opere blasfeme: quando ancora lavorava per il museo di Baltimora aveva convinto il sindaco ad acquistare un dipinto di Andy Warhol dedicato all’ultima cena. E anche su questa collezione Saatchi, Lehman sa parlare per ore. Peccato solo che Giuliani non lo ascolti quando dice che gli oggetti della collezione sono pura arte: “Gli artisti possiedono orecchie migliori delle nostre, una vista più raffinata, corde vocali migliori, delle antenne più sensibili e sono loro a ricevere i messaggi della nostra società. Dovrebbero essere la specie più protetta del panorama umano.”
Le mosche volano sotto il plexiglass e si posano sulla testa della mucca, che si sta decomponendo. Sabato il museo sarà pieno, non c’è dubbio: se n’è parlato così tanto di questa “Sensazione”’. Ma il disgusto circolerà per la sala, appiccicoso come miele, e la Madonna imbrattata di sterco forse farà profondamente pena, a chi ha ancora rispetto per le poche cose sacre che rimangono.

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