Il meteorologo Ceppi spiega il “gioco” delle previsioni del tempo

Nessuno aveva previsto neve al centro-nord, che si è invece ritrovato sommerso. Perché è così complicato prevedere questo tipo di precipitazioni? Lo spiega a tempi.it Alessandro Ceppi, membro del Dipartimento di idrologia del Politecnico di Milano e fondatore del sito Meteonetwork: «Non è che non siamo capaci ma ci sono più scenari possibili»

In questi giorni di neve e freddo “polare” le notizie meteo godono di un’attenzione sempre maggiore. Purtroppo gli spettatori sia della Rai (in special modo quelli del Tg3 regionale) che di Mediaset hanno dovuto assistere a previsioni che sono state poi regolarmente smentite. «Non per spezzare una lancia in favore di chi quotidianamente si occupa di emettere il bollettino meteorologico e di comunicarlo al pubblico, ma le configurazioni sinottiche di questi ultimi giorni non erano facili da interpretare». Parla con cognizione di causa a tempi.it Alessandro Ceppi, membro del Dipartimento di idrologia del Politecnico di Milano, ma soprattutto fondatore del sito Meteonetwork. «Il compito è ancora più difficile se ci troviamo in una nazione con spiccata orografia come l’Italia, dove lo spostamento di un minimo depressionario 100 km più a ovest o a est può essere determinate, come è successo sabato e domenica scorsi. Inoltre gli output dei principali modelli fisici-matematici con cui vengono elaborate le previsioni non erano concordi e questo aumentava ancora di più l’incertezza della previsione. Viceversa, quando si ha di fronte l’arrivo di un promontorio anticiclonico in estate la sua previsione è molto più facile. L’arrivo invece di quella che in linguaggio tecnico si chiama una “goccia fredda” è più difficile da prevedere, non perché i meteorologi non siano capaci ma perché i diversi modelli elaborano diversi scenari possibili».

Le errate previsioni si sono concentrate nei primi giorni della settimana e riguardavano la possibilità di precipitazioni nevose al centro-nord.
La previsione della neve è sempre stata difficile, perché oltre a guardare il territorio che sarà interessato dalle precipitazioni, bisogna prevedere correttamente anche le temperature. Quando piove con +7°C o +9°C ha poca importanza, mentre se abbiamo una precipitazione attorno a 0°C, allora un grado in più o in meno può essere determinante nel passaggio di stato da liquido a solido e viceversa. Inoltre non basta considerare le temperature al suolo, ma anche in quota. Pertanto i fattori da considerare aumentano e l’equazione diventa sempre più complessa da risolvere.

L’attenzione alle previsioni del tempo, diventano spesso un gioco molto popolare. In questi ultimi anni, in rete sono comparsi siti sempre più affidabili.
Sul web c’è una certa entropia di siti che si occupano di meteorologia e climatologia. È bene sempre valutare la fonte e l’autorevolezza di chi scrive e pubblica, permettendo al “gioco”, come dice lei, di essere preso sempre più seriamente. Ad esempio il forum dell’Associazione meteonetwork, che è il primo forum nazionale di meteo-climatologia, sta registrando in questi giorni qualcosa come 15.000 accessi unici al giorno, oltre a quelli del sito. Quindi in una sola settimana abbiamo avuto circa 135.000 accessi.

La forma tradizionale di comunicazione delle grandi agenzie meteorologiche deve essere ripensata?
In un certo senso sì, ma aggiungo: siamo in grado di ascoltare le previsioni e intenderle? A me pare che l’utente abbia l’esigenza di avere previsioni deterministiche. Ossia: domani piove o non piove. Il tempo del determinismo è finito. Essendo l’atmosfera un sistema caotico che cerchiamo di descrivere, attraverso modelli di calcolo, con equazioni non lineari, l’unica via è dare previsioni probabilistiche, come già avviene in altri paesi come Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti ecc. Il punto rimane lo stesso: siamo in grado di capirle? Nel nostro paese purtroppo manca la cultura e l’educazione verso queste tematiche ambientali.

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