Il gayo golpe di Nichi Vendola

In Puglia conviene divorziare e diventare coppie di fatto e gay

Il Presidente della Regione Puglia ha introdotto tramite la maggioranza del consiglio regionale una legge che eroga servizi sociali (compresi i bandi per le case popolari, l’accesso alle liste d’attesa per gli asili nido etc..) e finanziamenti per le coppie di fatto e per le coppie omosessuali, equiparandoli a quelli previsti per le famiglie fondate sul matrimonio. Il procedimento seguito è molto semplice: è stato “esteso” nei fatti, analogicamente in modo surrettizio e mediante salto logico, il concetto di “famiglia” alle coppie di fatto ed omosessuali, nonostante il testo costituzionale sul punto reciti, all’articolo 29: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Nichi Vendola ha così provato l’ebrezza di bypassare la Costituzione italiana con una legge regionale che la società italiana non avrebbe mai recepito, pena lo scontro sociale. Ma il golpe bianco è ancora più insidioso e sottile per la legislazione a venire. L’articolo 143 del Codice Civile delinea infatti le caratteristiche biologico-naturali della famiglia che può accedere alla tutela dello Stato: «Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri». Se il marito si chiama Adamo e la moglie Peppino c’è qualcosa che non va. Ecco perché ai laici pugliesi non resta altra alternativa intelligente che divorziare e comunque evitare l’ormai inutile rito del “matrimonio civile”. Mentre ai cattolici della terra di padre Pio, non resta, parimenti, che divorziare davanti allo Stato, sposarsi in Chiesa e rifiutare l’obsoleto rito nuziale in cui, data lettura degli articoli 143 e 144 cc, essi sottoscrivevano diritti e doveri di fronte allo Stato Italiano.
Potranno finalmente liberarsi dai fardelli e obblighi coniugali davanti allo stato. E, parimenti, usufruire dei diritti e delle agevolazioni concessi alle coppie di fatto e gay.

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