Il caso del ristorante vietato ai bambini? Per fortuna in Italia non è una moda (almeno per ora)

Lino Stoppani, presidente di Fipe, commenta per tempi.it il caso del locale bresciano chiuso ai minori di 10 anni dopo le 21. «Scelta lecita, ma dal punto di vista commerciale può avere svantaggi»

Si prega di non urlare, di mantenere un tono di voce basso, di vigilare sui propri figli. Forse bastava questo. Ma il ristorante pasticceria Sirani a Bagnolo Mella, in provincia di Brescia, si sono spinti oltre: lì dentro i bambini sotto i dieci anni non possono proprio entrare dopo le 21. E benché il caso sia diventato una notizia solo nei giorni scorsi, la decisione è stata presa ben sette anni fa. Lo hanno raccontato gli stessi titolari dell’esercizio all’Ansa. «I nostri clienti sono felici così: quelli a cui non piace possono andare da qualche altra parte».

GIUSTIFICATI MOTIVI. Secondo il presidente della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Lino Stoppani, «si può discutere la scelta dal punto di vista morale, sociale e commerciale, ma la decisione è legalmente ineccepibile». Il ristorante infatti, spiega Stoppani a tempi.it, «è un esercizio pubblico, ma è anche considerato come casa privata in cui il proprietario può fare determinate scelte». Questo non significa che la prestazione non debba essere garantita. Ma esistono motivi per restringerla: «Fra i giustificati motivi compare, ad esempio, quello di non fare entrare i minorenni nei locali in cui si vendono alcolici, oppure quello di non servire determinate bevande per motivi di credo religioso o di permettere l’accesso solo ai clienti vestiti in giacca e cravatta».

PAESI ANTI-FAMILY? In questo caso però il motivo appare più “futile”: i bambini non sono accettati perché fanno rumore. Per Stoppani «è una scelta commerciale che può avere anche dei contro: a mio parere si poteva trovare una soluzione che accontentasse tutti. Ma il fatto non impedisce a nessuno di andare al ristorante: ce ne sono tanti altri aperti in zona». Il problema si presenterebbe se questa diventasse una moda. Sarebbe come dire che le famiglie in Italia non possono godersi una cena al ristorante. Alcuni giornali per altro hanno scritto che questo accade già in certi paesi non più “family oriented”. In Germania, ad esempio, sono diversi i locali che vietano l’ingresso ai bambini. A non accettarli sono anche certi alberghi svedesi, mentre le catene spagnole di hotel e ristoranti “Iberostar” e “Sandals” vietano l’ingresso ai minorenni. «Mi sembra un modo veramente ideologico di trattare un fenomeno d’élite», commenta il presidente della Fipe.

DISCO BAR E FIGLI. Repubblica ha riportato anche le parole di Roberto Piccinelli, autore dell’annuale Guida al piacere e al divertimento: «Da noi nessuno lo vorrà mai ammettere, ma garantisco che nei locali più trendy il bambino non è mai ben visto. Ricordo quando a Massimiliano Ossini fu impedito di entrare al Coast Music Bar di Porto Cervo all’ora dell’aperitivo perché era in compagnia dei figli piccoli». Secondo Stoppani la questione è semplicemente legata al tipo di clientela: «Ci sono servizi e arredamenti costosissimi in quei posti e l’ambiente non è adatto ai bambini. Tutto qui». Fermo restando che dal punto di vista educativo, prosegue Stoppani, «portare i figli in certi locali non mi pare il massimo. Si tratta solo di una questione di buon senso».

I CINQUE STELLE. Del resto in Italia c’è anche un lungo elenco i alberghi a cinque stelle che preferiscono una clientela esclusivamente adulta. Tuttavia Emilio La Serra, responsabile dell’Ufficio stampa di Federalberghi, ribatte a tempi.it che «si continua a parlare di un fenomeno che non esiste. È ovvio, come lo era vent’anni fa, che ci sono hotel così costosi che normalmente le famiglie non ci vanno. Perciò non sono strutture che agevolano i piccoli. Ma se una persona si presenta con i figli non si può mandarla via. Se mai la struttura chiederà il preavviso necessario affinché possa avvalersi dei supplementi necessari per i bambini».

@frigeriobenedet

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