Il cardinale O’Brien sospende il dialogo con la Scozia sulle unioni gay

Il governo vuole far introdurre nel paese il matrimonio omosessuale. Ma la Chiesa è fortemente contraria. Il cardinale Keith O’Brien, presidente della Conferenza episcopale scozzese: «Avrà ripercussioni immense»

Pubblichiamo un articolo uscito oggi sull’Osservatore Romano e intitolato “Un silenzio eloquente”

EDIMBURGO, 21. Un gesto simbolico, ma eloquente ed efficace. Il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Edimburgo e presidente della Conferenza episcopale scozzese ha sospeso la comunicazione diretta con il Governo scozzese in segno di protesta per il supporto che questo sta offrendo per l’introduzione nel Paese di norme che legalizzano le unioni dello stesso sesso. Il cardinale ha rifiutato un invito a discutere la questione, lasciando eventuali colloqui ai funzionari.

Il Governo scozzese ha deciso di cambiare la legge in vigore nonostante l’opinione pubblica sembri considerare la riforma non necessaria. Nonostante ciò, come detto, l’Esecutivo si è impegnato, quest’anno, a portare avanti un progetto di legge sul tema e ha indicato che le prime cerimonie con persone dello stesso sesso potrebbero avvenire all’inizio del 2015.

Il cardinale O’Brien, in merito alla proposta di legalizzazione del «matrimonio» omosessuale in Inghilterra e Galles, torna dunque ad alzare la sua voce in difesa della società civile. Non è la sua una posizione cattolica ma semplicemente civile. Il porporato si erige a baluardo della ragione e del buon senso.

Questo mese il Governo scozzese avvia una consultazione sulle unioni tra persone dello stesso sesso, chiedendo all’opinione pubblica se il «matrimonio omosessuale» debba essere introdotto in Inghilterra e Galles. «Spero — ha auspicato il cardinale — che saranno in molti a rispondere e a riflettere sulla possibilità di firmare la petizione a sostegno del matrimonio tradizionale».

Dato che le coppie omosessuali già godono in via privata di molti diritti giuridici derivanti dalla loro relazione, è chiaro che la proposta — sottolinea il porporato — non riguarda i diritti, ma piuttosto si configura come un tentativo di ridefinire il matrimonio per tutta la società, seguendo un ordine imposto da una piccola minoranza di attivisti. Tale ridefinizione del matrimonio, spiega il cardinale, «avrà un impatto enorme su quanto si insegna oggi nelle nostre scuole, e sulla società tutta. Sarà una ridefinizione della società, perché l’istituto del matrimonio è uno dei pilastri della società. Ammettere ai sensi di legge i matrimoni tra persone dello stesso sesso avrà ripercussioni immense».

Per questo il cardinale O’Brien ha lanciato una iniziativa difficile da contestare: indire un referendum e dare la parola al popolo. Per evidenziare quanto sia sentito il tema tra la gente, il porporato ha messo a confronto i dati derivanti da due sondaggi pubblici governativi. Il primo è quello relativo proprio ai cosiddetti «matrimoni gay», cui hanno risposto 80.000 persone, ed il secondo è quello riguardante la possibilità di indire un referendum sull’indipendenza della Scozia, cui hanno risposto in 26.000. Sulla base di questi numeri, il ragionamento del cardinale O’Brien è consequenziale: se la consultazione sulla legittimazione del matrimonio omosessuale ha ricevuto il triplo delle risposte rispetto a quella del tema istituzionale — assai sentito — dell’indipendenza, significa, allora, che a maggior ragione occorre indire un referendum anche sulla proposta governativa delle «nozze gay». Per questo, secondo lo stesso Cardinale, un referendum sulla vicenda sarebbe di importanza cruciale, perché oggetto di un forte interesse pubblico.

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