Il campione misterioso era Ayew. L’ha indovinato Fabio, enciclopedia vivente di calcio

Tifoso bianconero ed ex arbitro (sarà un caso?), amante di almanacchi e cifre, aspirante magistrato. È lui che ha capito chi era il calciatore mascherato di tempi.it

È una biblioteca vivente di calcio Fabio Doro, un enciclopedia applicata al rettangolo di gioco, che si apre a piacere per snocciolare nomi e squadre, numeri e statistiche. Per uno così, scovare il nuovo campione misterioso è stato un gioco da ragazzi: quando ha letto di una figliolanza calcistica da un padre ex-calciatore ha collegato tutto. «Mi ricordavo di Abedi Pelé che ha giocato nel Torino tra il ’94 e il ’96, e nei giorni scorsi, seguendo una partita del Ghana, ho sentito il telecronista parlare dei suoi tre figli, tutti e tre calciatori, due dei quali impegnati al Mondiale. Così ho indovinato: era André Ayew, il secondogenito, che gioca al Marsiglia».

ALMANACCHI E QUADERNI. E d’altronde non ci si poteva aspettare minore tempestività nel rispondere da uno che ama catalogare tutto del pallone. 31 anni, tifosissimo bianconero e aspirante magistrato, viene da quell’area che abbiamo scoperto in questi giorni essere profonda amante del calcio e, ancor di più, del gioco del campione misterioso: il Veneto, che ha offerto fin qui la gran parte dei vincitori. Questo sebbene per Fabio, causa alcuni problemi fisici, il calcio è sempre stato solo una passione, e mai uno sport da praticare. E così quando gli amici si trovavano all’oratorio per le partite del sabato lui preferiva attaccarsi ad almanacchi, giornali e libri, per assorbire la maggior quantità di informazioni e numeri. «Quando ero ragazzino addirittura mi piaceva compilare io stesso gli almanacchi: compravo un quaderno e annotavo i nomi dei giocatori e le squadre, seguivo le evoluzioni delle loro carriere, le reti, ecc…».

JUVE E ARBITRI. A dirla tutta, Fabio un tentativo di entrare in campo lo ha fatto, si parla sempre di tanti anni fa: «Guardavo i miei amici giocare: o stavo fuori a guardare, oppure facevo l’arbitro. E qualche volta ho tentato questa seconda strada». Inevitabile qui pensare all’ennesima giacchetta nera che tifa Juve, ma tranquilli, la sua carriera è durata poco. «Prendevo troppi insulti, e la cosa non mi piaceva», scherza adesso. «Ho preferito tornare a sedermi sugli spalti e guardare gli altri». Si è dedicato così in toto all’annalistica e al collezionismo di dati e almanacchi, un gusto nato grazie ad un libro sulla Nazionale italiana. «Era uno di quei libri che usciva allegati al giornale, e mi era stato regalato quando ero bambino. L’ho letto talmente tante volte che ormai si è consumato». Con gli anni Fabio ha dovuto cedere il suo amore per l’annalistica sportiva e lasciar spazio a quello per il diritto. Ma ora ci ha pensato il gioco del campione misterioso a risvegliare quel talento. E nei giorni in cui è impegnato per il concorso da magistrato, i profili del concorso di Tempi associato ai Mondiali gli fanno compagnia quando occorre staccare dalle ore di studio.

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