I temi dei bambini, massiccio contraltare al pensiero unico

"Io e i miei nonni: considerazioni ed esperienze”. Una lettura veloce dei primi componimenti fornisce già qualche utile insegnamento

Caro direttore, stanno arrivando i componimenti relativi al concorso scolastico proposto dall’associazione Nonni 2.0 insieme a Tempi sul tema: “Io e i miei nonni: considerazioni ed esperienze”. Essi dovranno pervenire entro il prossimo 28 febbraio e saranno esaminati da una giuria che vede come proprio presidente il poeta Davide Rondoni.

Senza anticipare alcuna decisione, che spetta unicamente e sovranamente alla giuria, che si radunerà in aprile (la premiazione avverrà in maggio) e mantenendo la riservatezza necessaria in ogni serio concorso, vorrei esprimerti alcune osservazioni che mi sono venute in mente sulla base della veloce lettura di un piccolo campione di alcuni temi di studenti delle scuole medie (il concorso, come sai, è aperto anche alle scuole elementari e superiori). Sono stato colpito dalla estrema positività di tutti i componimenti. I ragazzi stimano molto i nonni soprattutto perché si sentono da loro accolti e valorizzati e perché essi sono sempre pronti ad aiutare, tanto che alcuni li definiscono come “angeli”, a cui è più facile confidarsi. Molti apprezzano i nonni perché li aiutano a capire la tradizione dalla quale provengono. Mi ha fatto bonariamente sorridere il fatto che quasi tutti i nipoti apprezzano moltissimo la capacità delle nonne di cucinare.

Tutta questa positività, insolita in un mondo in cui tutti sono abilissimi nel criticare e nel distruggere, mi ha suggerito questa considerazione. Gli scritti di questi ragazzi costituiscono il vero e massiccio contraltare a quello che definiamo come “pensiero unico”, basato sulle astrusità di chi si crede intelligente, mentre non fa che tradire la realtà, ponendosi sempre più caparbiamente al posto dei Dio creatore. Non a caso Gesù ci detto che se non torneremo come bambini non entreremo mai nel Regno di Dio, cioè non sperimenteremo mai la pienezza della vita. Questi giovani ragazzi riconoscono, innanzitutto, la realtà per quella che è e, senza farsi distrarre dalle cavolate dei sedicenti maestri del pensiero attuale, dicono la verità delle cose e riconoscono ciò che è: in particolare, riconoscono la positività di una storia che li ha raggiunti. Il grande Chesterton direbbe che questo ragazzi ragionano come “l’uomo comune”, cioè come l’uomo che non si è fatto da sé, ma che accetta con gratitudine ciò che gli è stato donato.

Sono convinto che la “maggioranza silenziosa” degli uomini e delle donne la pensa come i nostri giovani amici. Questi, però, hanno il coraggio di dire con semplicità la verità, mentre troppi adulti fanno oramai fatica a dire apertamente ciò che veramente pensano e vedono. Di fronte al dominio del “pensiero unico” talvolta mi turbo. Dopo la lettura dei pensieri di questi ragazzi, il turbamento diminuisce, perché c’è la riprova che la verità di ciò che Dio ha depositato nel nostro cuore non viene mai meno, neppure di fronte alle idee perverse che il grande nemico sta cercando i diffondere. Grazie, dunque, a chi rimane “bambino” dicendo la verità. E grazie a quei nonni che non si arrendono e che, fino alla fine, testimoniano ai nipoti che siamo stati fatti per un bene.

Peppino Zola via email

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