I successi a sinistra della destra Usa

LETTURA TRASVERSALE DELLA BATTAGLIA POLITICA SULLE NOMINE ALLA CORTE SUPREMA AMERICANA. ABORTO ED EUTANASIA, COME DECIDERE? LA SOCIETA' CAMBIA PELLE E I LIBERAL DEVONO CAMBIARE LINGUAGGIO

La battaglia intorno alla Corte Suprema è un caleidoscopio, forse il più suggestivo, dell’eccezionalità americana e degli scontri che da trent’anni si celebrano negli Stati Uniti, apripista di ogni guerra culturale in Occidente. A ottobre, quando i men in black torneranno a riunirsi, si parlerà di diritto all’aborto dei minori e della legge dell’Oregon sull’eutanasia. Su entrambi i fronti la nomina di Bush sarà fondamentale. «Contro il caos morale, per restaurare l’integrità della Corte, servirebbero almeno tre nomine di uomini o donne che non scivoleranno a sinistra una volta insediati», ha scritto il Wall Street Journal. Il grande “trombato” del 1987, Robert Bork, ha detto che «i giudici della Corte Suprema controllano la nostra cultura. Un tempo gli americani possedevano un vasto corpus di precetti morali radicati nella nostra cultura anglo-protestante ed espressi dalla legge. Oggi l’America sta diventando una cacofonia di voci che proclamano verità differenti, o nessuna verità».

Bush è chiamato a pronunciarsi sul posto rimasto vacante alla Corte Suprema dopo il pensionamento della texana centrista Sandra O’Connor. Un passo che potrebbe dare il là alla più radicale rivoluzione della sua presidenza. Che va oltre la strategia militare, la regolarizzazione di dieci milioni di immigrati clandestini, il piano contro l’Aids e la riforma del sistema sanitario. Bush ha detto di essere «interessato a una Corte che sia specchio di una società composita, ma anche interessato che la persona che scelgo sia una persona di grande integrità, intelletto ed esperienza, una persona che interpreterà fedelmente la Costituzione». Tra i candidati a sostituire William Rehnquist, l’ottantenne di nomina nixoniana che a breve si dimetterà da capo dalla Corte, si parla dell’italo-americano Antonin Scalia e dell’afro-americano Clarence Thomas. Entrambi conservatori, in un quadro culturale ben diverso però da quello tratteggiato dal Corriere della Sera. Scalia fa parte degli “originalisti”, Thomas del movimento della “Costituzione in esilio”. Entrambi sono una fibra del sogno americano.
Gli originalisti rifiutano l’idea di sinistra e molto europea per cui i giudici devono essere attivi nell’aumentare la protezione dei diritti dei cittadini. Sulla sentenza della Corte suprema del 1973, quella Roe contro Wade sull’aborto, gli originalisti dicono che è stata sottratta al popolo americano la possibilità di scegliere da sé. Sono contrari a creare nuovi diritti costituzionali diversi da quelli previsti dalla Carta dei fondatori. L’aborto non dovrebbe essere un diritto, ma una competenza statale. I giuristi della “Costituzione in esilio”, di cui fa parte Thomas, sono libertari di destra che diffidano del potere federale di Washington, pensano che la Costituzione sia “in esilio” dal 1937, dal New Deal di Roosevelt. Thomas è il nero più potente d’America, per questo vorrebbe abrogare l’affirmative action, il sistema delle quote di studenti di colore nei college americani considerato il peggior disastro dell’era Kennedy, quando si costringevano i bambini bianchi ad attraversare in autobus i quartieri neri per “equilibrare” la società. Anche secondo un altro giudice della Corte suprema, Anthony Kennedy, «discriminare i cittadini come razze e non come individui è contrario alla Costituzione», a cui Scalia aggiunge: «La nostra Costituzione non riconosce razze di debitori o di creditori». Thomas è anche contro l’aborto nella sua formula del 1973 e un entusiasta della decisione del Congresso del 2003 di proibire l’interruzione di gravidanza tardiva. Gli americani che si oppongono totalmente all’aborto oggi sono una minoranza, ma di un certo rilievo rispetto all’Inghilterra: il 46 contro il 17 per cento della popolazione. Per questo il prossimo giudice sarà determinante.

CENERENTOLA PIT-BULL
Al posto della O’Connor, la conservatrice, sudista e moderata chiamata da Reagan ed elogiata dal sinistrissimo magazine New Yorker per la sua «mancanza di ideologia», Bush potrebbe chiamare l’attuale ministro della Giustizia ex consigliere legale della Casa Bianca, Alberto Gonzales. Non è vero, come scrivono i giornali italiani, che Gonzales è «di destra». I conservatori sociali non lo accetterebbero perché troppo moderato, come la O’Connor, sull’aborto. «Non accetteremo un altro David Souter», riferendosi alla nomina nel 1990 di un giudice da parte di Bush padre troppo liberal sull’aborto. Questa è una battuta che circola tra i conservatori: «Come si pronuncia Souter in spagnolo? Gonzales». Circolano anche nomi esterni. Uomini della destra religiosa, come John Roberts, un ex collaboratore di Rehnquist, già al dipartimento della Giustizia con Ronald Reagan e Bush padre, oggi un conservatore che potrebbe agevolmente passare l’esame dell’opposizione democratica, e Michael Luttig, un texano già collaboratore di Scalia e da quattordici anni alla Corte d’appello federale. Alla Casa Bianca guiderà la campagna per sostenere la scelta di Bush la signora Harriet Miers, il consigliere giuridico che ha preso il posto di Gonzales è descritta dai liberal più maligni come «un pit-bull con scarpette da Cenerentola».

UNO STRANOCRISTIANO DI PRESIDENTE
Che intorno alla Corte suprema si giochino le questioni che stanno più a cuore agli americani traspare anche dalle parole di Bush. Sarà coinvolta la politica delle discriminazioni positive, lo small government e il rapporto fra religione e politica, solo per dirne alcuni. La fede, in America intesa come iniezione di valori forti nella politica, giocherà un ruolo decisivo nella scelta del successore della O’Connor. L’ultima decisione della Corte Suprema, arrivata sul 5 a 4, è stata a favore del monumento dedicato ai Dieci comandamenti fuori dal parlamento del Texas. Durante la campagna elettorale del 2000, alcuni giornalisti chiesero a Bush quale fosse il suo filosofo preferito. Rispose: Gesù («Ora dovrei stare in un bar del Texas e non nello Studio Ovale»). Quando David Frum, che ha scritto per Bush numerosi discorsi, è mancato per un po’ dalla Casa Bianca i colleghi gli hanno detto: «Ci sei mancato agli incontri di studio della Bibbia». Condoleezza Rice è figlia di un ministro presbiteriano, Andrew Card è sposato con un ministro metodista, Karen Hughes è soprannominato “il Profeta”, Don Evans ha frequentato corsi biblici insieme a Bush. La Casa Bianca ha un funzionario che si occupa solo di “relazioni con i cristiani”. Bush ha dato grande rilevanza alle sue visite alle università cattoliche, come la Notre Dame nell’Indiana. Ma sulla nomina alla Corte Suprema sceglie persone di provata fedeltà alla Costituzione, caute sul ribaltamento della sentenza Roe contro Wade. Negli anni Sessanta il 53 per cento dei cittadini diceva che era sbagliato che le chiese si occupassero di politica. Nel 1996 il 54 ha detto il contrario. Dovrà tenerne conto nella sua scelta. Il movimento “Focus on the Family” dell’ex pediatra Jim Dobson raggiunge 200 milioni di persone in tutto il mondo ed è così grande che ha un suo codice postale e una sua uscita autostradale a Colorado Springs. Dovrà scegliere pensando all’America delle 200 stazioni tv e delle 1.500 radio cristiane, l’America dell’Underground Railway (la linea ferroviaria religiosa che aiutò gli schiavi ad andare verso Nord), l’America del giuramento di fedeltà under God originariamente scritto da un pedagogo socialista.

HOMESCHOOLERS
Se saranno Scalia o Thomas a succedere a Rehnquist, crescerà ancora di più lo straordinario fenomeno degli homeschoolers, l’esercito degli autodidatti. Quando Reagan salì al potere, era illegale per un genitore occuparsi dell’educazione dei figli. Oggi è un diritto legale in 50 Stati. In Texas un genitore non deve dire niente a nessuno. La “Home School Legal Defense” parla di due milioni di studenti a casa, ben il quattro per cento della popolazione in età scolastica. Più di tre quarti delle università hanno adottato programmi per gli homeschoolers. Nacque come fenomeno di reazione proprio quando la Corte Suprema, all’epoca a maggioranza liberal, abolì la preghiera nelle scuole. è oggi una delle migliori fucine di studi del trivium, greco e latino. Il più importante senatore cattolico d’America, Rick Santorum, istruisce suo figlio a casa. Bill Bennett, ex ministro dell’istruzione di Reagan, vorrebbe appaltare l’istruzione americana agli homeschoolers.

PICCOLE IMPRESE CRESCONO
Sono cambiati da tempo anche i rapporti di forza fra industria e lavoratori e ogni decisione sull’economia alla Corte Suprema sarà tenuta a valutare le conseguenze di questa nuova «democrazia di proprietari», come la chiamava Disraeli. Nel 1960 il quaranta per cento dei lavoratori americani era iscritto al sindacato. Oggi solo il 13,5 per cento. Poi c’è la crescita vertiginosa delle piccole e medie imprese. I liberi professionisti oggi sono addirittura il 15 per cento della forza lavoro. Votavano da sempre in massa democratico. Ma nel 2004 Bush ha conquistato questo gruppo addirittura con 19 punti di vantaggio. Il 31 per cento degli americani pensa che un giorno diventerà ricco. In America su cinque nuovi posti di lavoro quattro sono creati dalle piccole imprese. Solo il 34 per cento del paese pone le protezioni governative del welfare al di sopra della libertà. La “sanità di Hillary” non è mai decollata, affossata sotto le accuse di semi-socialismo che hanno convinto gli americani. Lo slogan «per il popolo contro i potenti» è costato ad Al Gore le elezioni nel 2000. Dal 50 all’80 per cento della popolazione più povera abbandona la soglia e diventa sempre più ricca. Il populismo non fa presa su di loro e sono d’accordo con Thomas nel dire che con il New Deal Roosevelt ha allargato troppo le maglie dello Stato.

I LATINOS VANNO A DESTRA
Perché l’ispanico Gonzales o il nero Thomas? è abbastanza evidente a ben guardare da come il voto etnico si è spostato negli ultimi anni. Nel 2002 i latinoamericani hanno votato per la metà per i governatori repubblicani. «Non esiste un elettore più antiwelfare di un immigrato messicano», dice lo scrittore Gregory Rodriguez. A sostegno di Thomas c’è poi il grande fenomeno del conservatorismo nero. Lottano per due obiettivi: i buoni-scuola e l’eliminazione dell’affirmative action. Considerano i buoni-scuola la prosecuzione del caso Brown contro Board of Education, con cui nel 1954 la Corte Suprema pose fine alla segregazione razziale nelle scuole pubbliche. Non è vero che i democratici hanno il monopolio della “scelta”. Le politiche conservatrici sull’istruzione, sul medicare e sulla previdenza sociale hanno tutte l’obiettivo di dare agli elettori maggiore possibilità di scelta sull’utilizzo del denaro pubblico. I democratici si oppongono ai buoni-scuola e alla parziale privatizzazione della previdenza sociale. Per questo ispanici e neri si stanno spostando in massa a destra. Sono i repubblicani, e non lo statalismo liberal, a farne gli interessi.

I VECCHI COCCI DEI SIXTIES
Abbiamo detto che a ottobre si deciderà sull’aborto minorile. Non è vero che gli universitari e i giovanissimi sono contro Bush. Negli ultimi tre anni i College Republicans hanno triplicato il numero degli iscritti, portando le loro sezioni da 409 a 1148. Secondo un sondaggio Cnn e Gallup, nel 2003 il numero dei ragazzi che si dichiaravano repubblicani era superiore a quello dei coetanei che si dicevano democratici. Solo il 50 per cento di loro pensa che i ricchi debbano pagare più tasse, fino al 42 crede che siano illeciti i rapporti occasionali e ben il 54 soltanto vorrebbe che l’aborto venisse rivisto. Due terzi degli studenti universitari è stato a favore della guerra in Irak. E sempre sull’aborto giocherà un suo ruolo il nuovo voto femminile. Si dice che le donne americane hanno un cuore democratico. Forse le single o i vecchi cocci dei Sixties. Ma nel 2000, il 50 per cento delle donne con figli a carico ha votato Bush e lo stesso hanno fatto quelle con un reddito discreto. Sotto i trentaquattro anni la maggioranza femminile è repubblicana. Bush ha dato alle donne la stessa rilevanza di Clinton nella sua amministrazione. Sono le donne le più agguerrite giuriste nel consiglio di bioetica del presidente. Scrivono Adrian Woolridge e John Micklethwait nel loro splendido La destra giusta che «negli anni le élite liberal di Boston e New York credevano di avere una buona chance per civilizzare quelli che qualcuno di loro chiamava yahoos». Poveri yahoos, soccer mam, neri, ispanici, studenti, tutti sinonimi dei successi a sinistra della destra americana.

Exit mobile version