I piallatori

Taz&bao

I multiculturalisti non si preoccupano affatto di sottrarre le qualità e i colori della realtà sensibile alla grigia monotonia dell’astrazione razionale, essi formano l’avanguardia di un mondo dove, essendo la gerarchia sinonimo di oppressione, tutte le forme e tutte le distinzioni ereditate sono attaccate senza posa. In altri termini, gli apostoli contemporanei della diversità servono con zelo l’ideale della omogeneità. Non invocanti il diritto alla differenza che per abbattere le dissimmetrie, essi sono i militanti ostinati dell’indifferenziazione. Si ha ben torto a rimproverare loro di balcanizzare il mondo, perché essi non difendono la pluralità contro l’uniformità, ma l’uguaglianza contro la trascendenza.

Essi non sono degli esploratori, sono dei piallatori.

Ben lontani dall’introdurre una nuova estetica,essi fanno la morale alla bellezza e questa morale è un alibi. La loro ospitalità scrupolosa camuffa in effetti delle intenzioni velenose. La politica del riconoscimento permette loro di tagliare tutto ciò che li supera. Il loro risentimento prospera all’ombra dell’Altro e dell’omaggio che, giorno dopo giorno, a lui rendono. Nietzsche aveva visto giusto: “Essi somigliano a degli entusiasti, ma ciò che brucia in loro non è il cuore, è la vendetta”.

Alain Finkielkraut, “L’ingratitude, conversation sur notre temps”, Gallimard, Parigi 1999.

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