I Forconi mettono la Sicilia in ginocchio. Perché? «Per mandare tutti a fanculo»

Da quattro giorni le proteste del movimento che raggruppa 80 mila contadini, autotrasportatori, commercianti siciliani, blocca l'isola. Porti e autostrade sono in tilt. Il loro leader parla a tempi.it. Ma per Lo Bello (Confindustria):«Soliti demagoghi in servizio permanente effettivo. All'interno temiamo anche alcune frange della criminalità mafiosa».

Quasi tutti i distributori di carburanti in Sicilia sono chiusi, per i mancati rifornimenti e dopo essere stati presi d’assalto dai cittadini: nei supermercati gli scaffali alimentari sono all’esaurimento, mentre sono completamente finite le scorte di acqua minerale. È il primo vistoso bilancio di quattro giorni di manifestazione del Movimento dei Forconi. La regione è rischia la paralisi: venti i blocchi di stamattina nella sola Catania: al porto (uno dei principali dell’isola, insieme a quello di Palermo, anch’esso presidiato dai manifestanti) è bloccato l’accesso ai mezzi pesanti. Altri posti di blocco sono stati organizzati nelle autostrade, sia la Catania-Messina che la Palermo-Catania, principali arterie anche commerciali siciliane. Proprio sulla Palermo-Catania, poche ore fa un camion della società Acqua Enna, che tentava di forzare uno dei blocchi dei manifestanti per proseguire il proprio lavoro, ha provocato un incidente con un manifestante. Sono bloccati anche i trasporti provenienti dal continente: a Villa San Giovanni questa mattina un centinaio di camion sono rimasti fermi nei piazzali, perché una volta traghettati a Messina non potrebbero proseguire il loro viaggio.

Proseguirà sino a venerdì la protesta del Movimento dei Forconi, che è nato come manifestazione autonoma dei coltivatori, ma che si è allargato, raccogliendo i consensi degli autotrasportatori, poi anche di pescatori, tassisti, farmacisti e commercianti, piccoli imprenditori, persino gli armatori. Una galassia di interessi diversi uniti sotto la medesima “bandiera”, di un Movimento che si definisce apartitito, e rifiuta “etichette”.

Non esistono stime ufficiali, ma per il momento si parla di 80 mila manifestanti, riunitisi nei primi due giorni. Cosa chiedono tutti insieme? «Che il sistema salti, devono andare tutti a fanculo!» grida al telefono con tempi.it il capopolo, Mariano Ferro, leader dei Forconi. Si cerca di capire anche chi ci sia dietro a questa protesta: inizialmente si è parlato di vicinanza all’estrema destra, visto che ad alcune proteste hanno aderito alcuni militanti di Forza nuova. Eppure, proprio stamattina, i Forconi (che sono presenti anche sui social network) su Facebook (33mila “mi piace” raccolti fino a stamattina, 19 gennaio) salutano con gioia gli studenti dei collettivi di estrema sinistra che si sono uniti ai manifestanti. «L’unione di poli antagonisti è uno sgarbo al sistema» spiegano dal centro sociale Anomalia di Palermo. Il leader dei Forconi, Ferro, un agricoltore di Avola (Sr), d’altra parte in passato è stato anche vicino al Movimento per l’autonomia del governatore Raffaele Lombardo. Il presidente della Regione siciliana ha deciso di ascoltare prontamente le ragioni dei manifestanti, questo anche se è uno dei politici più accusati dai Forconi in queste ore. E malgrado lo stesso Lombardo non abbia ancora incontrato le diverse associazioni d’impresa siciliane, che chiedevano maggiore attenzione sull’economia dell’isola in ginocchio, i Forconi sono stati ricevuti per ben due volte in meno di una settimana (l’ultima proprio oggi).

Il bacino di consensi dei Forconi è vasto e in fibrallazione da tempo. Ma ieri le stesse associazioni d’impresa siciliane, da Confindustria a Legacoop, passando per Confesercenti, Confcooperative, Confcommercio, hanno sollecitato l’intervento delle prefetture e del ministro dell’Interno perché fossero sbloccati i presidi del movimento: «L’economia siciliana è al collasso, come denunciamo da tempo all’opinione pubblica e allo stesso Lombardo: ma proprio per questo consideriamo inaccettabili le forme di protesta adottate in queste ore, perché stanno arrecando ulteriori danni ai cittadini e a tutte le attività produttive, peggiorando ulteriormente le condizioni economiche». In questi mesi, infatti, la produzione agricola siciliana è al suo picco massimo, soprattutto per gli agrumi: tuttavia i blocchi del trasporto di alimenti deperibili come arance, e ortaggi, sta creando danni che, nelle stime delle associazioni di impresa, si aggirano sul milione di euro. Un esempio su tutti: sono ben cinque i presidi di stamattina a Paternò (Ct), uno dei principali centri di agrumeti della Piana di Catania. E «nel capoluogo è praticamente impossibime entrare e uscire» scrive il quotidiano catanese La Sicilia. Ma non solo.

Infatti, le manifestazioni dei Forconi di questi giorni si lasciano dietro una scia di fatti poco chiari. Lunedì mattina a Lentini (Sr) un venditore ambulante di frutta e verdura si è rifiutato di partecipare al blocco. È stato accerchiato dai manifestanti e minacciato, e per sfuggire ha accoltellato un manifestante. L’uomo è stato fermato dalle forze dell’ordine. A Gela, martedì, un tabaccaio ha rifiutato di chiudere il proprio negozio per partecipare al blocco chiesto dai Forconi: i manifestanti gli hanno spaccato le vetrine.
Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia che ha avviato una dura battaglia contro il racket e le infiltrazioni mafiose nell’economia sana dell’isola, ha lanciato un durissimo j’accuse contro i Forconi: «Da un lato ci sono evidenti strumentalizzazioni politiche di demagoghi in servizio permanente effettivo, dall’altra credo che al’interno di alcune frange dell’iniziativa ci siano realtà criminali organizzate che mirano a far saltare tutto». Lo Bello ha poi aggiunto: «Sono irresponsabili, al di là del fatto che alcune delle loro rivendicazioni siano giuste. Protestano contro la crisi, ma nel modo peggiore, perché così si rischia di dare il colpo letale ad un’economia siciliana già fragilissima. L’ultima cosa che oggi bisogna mettere in discussione è la manovra di un governo che sta cercando di risollevare un paese che era sull’orlo del baratro. Ci sono sacrifici per tutti, ma sappiamo che sono indispensabili. Invece sono in giro i cani sciolti: molti dei manifestanti, sono protagonisti di rivolte anche dieci anni fa. Professionisti della protesta purtroppo».

E a tempi.it, Carmelo Burriadi, presidente della Confederazione italiana degli agricoltori, conferma quest’analisi. «Dietro questo movimento, temiamo infiltrazioni criminali: in una situazione così difficile e di malessere, è possibile che la criminalità mafiosa abbia interesse a cavalcare il sovversismo e mettere in difficoltà le rappresentanze democratiche, cioè noi organizzazioni di categoria che ci siamo spesi duramente contro la mafia. Ci sono fortissimi condizionamenti della mafia nei trasporti agroalimentari, il settore al centro del movimento dei Forconi. E in questi giorni ci sono state intimidazioni, episodi poco chiari di cui siamo a conoscenza, nei confronti di alcuni autotrasportatori che non vogliono aderire. A Catania, ad esempio, martedì sono state tagliate le gomme ad un camion che non voleva partecipare al blocco. Un fatto che si aggiunge agli altri episodi».

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