«I capi scout omosessuali rappresentano un problema educativo per i ragazzi»

Associazione guide e scouts cattolici italiani: «Un omosessuale ha spesso un vantaggio nei rapporti con i ragazzi, qunidi è giusto interrogarsi».

«I capi scout omosessuali non si devono dichiarare per non turbare i ragazzi. (…) Nel caso di giovani scout gay si sconsiglia il coming out, meglio consultare uno psicologo». Apriti cielo. Le associazioni gay hanno fortemente attaccato l’Agesci, associazioneguide e scouts cattolici italiani, dopo la pubblicazione degli atti di un seminario organizzato dagli scout sull’omosessualità che si è tenuto il 12 novembre scorso a Roma. Secondo p. Francesco Compagnoni, docente di teologia morale alla Pontificia Università S. Tommaso di Roma che ha partecipato al seminario, «le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore (…) costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo».

«Il capo – continua – è il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell’effetto educativo, dipende dalla esemplarità anche inconscia che proviene dall’adulto. Inoltre diciamo che (…) spesso una persona omosessuale nei rapporti affettivi ha un vantaggio rispetto agli altri capi che faticano a comunicare con i ragazzi. Quindi l’Agesci ha ragione di interrogarsi intorno a questo aspetto che è indubbiamente un problema serio. Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l’omosessualità, o che la presentano come una possibilità positiva dell’orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo».

Ma secondo Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’Italia dei Valori nonché esponente storico della comunità omosessuale italiana, parlare di «problema educativo» rappresenta un «insulto anacronistico» e per questo invita «i giovani dell’Agesci a respingere questo documento sbagliato e disumano per garantire a tutti quella libertà che è specchio di verità».

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