Hamas, Fratelli Musulmani e altri: ecco chi rimpiange Osama bin Laden

Ismail Haniyeh, responsabile di vertice dell'amministrazione di Hamas, dichiara sulla morte di bin Laden: «Condanniamo l'assassinio di un santo guerriero arabo». Direttore di Ikhwanweb, sito internet dei Fratelli Musulmani: «Non si può separare il terrorismo contro gli Stati Uniti e le politiche estere dei medesimi». Ma anche in Libano e Australia si piange il leader di al Qaeda

A ostentare lutto, indignazione e sete di vendetta per l’uccisione di Osama bin Laden in un raid delle forze speciali degli Stati Uniti non sono solo i suoi seguaci e fiancheggiatori nel mondo: anche organizzazioni e individui che non operano nella clandestinità, e che in alcuni paesi sono considerati legali o almeno tollerati, hanno esaltato la figura del terrorista ucciso ed espresso ferma condanna per l’operato degli americani, o per lo meno hanno formulato molti distinguo.

La presa di posizione più decisa e che potrebbe avere più conseguenze politiche immediate è senza dubbio quella di Hamas. Ismail Haniyeh, responsabile di vertice dell’amministrazione di Hamas nella Striscia di Gaza, ha dichiarato che la sua organizzazione considera l’uccisione di bin Laden «una continuazione della politica americana fondata sull’oppressione e lo spargimento di sangue musulmano e arabo». «Condanniamo l’assassinio di un santo guerriero arabo», ha concluso. «Chiediamo a Dio di concedergli la misericordia riservata ai veri credenti e ai martiri».

Parole che contrastano profondamente con quelle del portavoce dell’Autorità palestinese in Cisgiordania, Ghassan Khatib, che affermato che la morte di bin Laden è buona cosa per la causa della pace: «L’eliminazione di bin Laden è una buona cosa per la causa della pace nel mondo, ma quel che conta veramente è superare il discorso e i metodi che furono creati e incoraggiati da bin Laden e altri in questo mondo». Da notare che Fatah (il partito dominante nell’Autorità palestinese) e Hamas dovrebbero formare domani al Cairo un accordo di riconciliazione.

Hamas è l’equivalente palestinese dei Fratelli Musulmani egiziani, che sull’argomento non sono si sono invece espressi con sfumature e riserve. «Con la morte di bin Laden, una delle ragioni per le quali tanta violenza è stata compiuta in questo mondo è stata rimossa», ha commentato Essam el-Erian, membro del Connsiglio di guida dei Fratelli Musulmani in Egitto. «È tempo che Obama si ritiri dall’Afghanistan e dall’Iraq e metta fine alle occupazioni americana e delle forze occidentali nel mondo che per tanto tempo ha fatto del male ai paesi musulmani». Il commento del direttore di Ikhwanweb, il sito internet dei FM, sfocia in una giustificazione del terrorismo: «L’uccisione di Osama bin Laden potrebbe rappresentare una conclusione per le migliaia di famiglie che hanno perso i propri cari a causa di al Qaeda, (…) tuttavia non porrà fine all’ideologia del terrore e alla violenza nel mondo finchè non si darà una risposta alle loro vere ragioni». «Non è logico separare da una parte il terrorismo e la violenza diretta contro gli Stati Uniti e i loro interessi nella regione, e le politiche estere dei medesimi e il loro sostegno a Israele e ai regimi autocratici del Medio Oriente».

Hizb ut-Tahrir, partito islamista fautore del califfato universale fuorilegge in molti paesi, è diffuso e attivo senza problemi nel Regno Unito e in Australia. In quest’ultimo paese ha commentato la morte di bin Laden con un comunicato dove si legge che «i peggiori attacchi terroristici sono stati, in realtà, le invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan, dove gli Usa e i loro alleati hanno ucciso centinaia di migliaia di persone innocenti» e che bin Laden non ha fatto altro che «opporre resistenza all’aggressione dei paesi occidentali contro il mondo islamico».

In Libano le difese di Osama bin Laden sono state prese dal noto imam salafita Omar Bakri, condannato in primo grado per attività terroristiche ma a piede libero in attesa della sentenza di appello e interlocutore di Hezbollah in vista di un riavvicinamento fra sunniti e sciiti. «Il suo martirio darà la spinta a una grande generazione di credenti e di jihadisti», ha affermato. «Al Qaeda non è un partito politico, è un movimento jihadista. Al Qaeda non finisce con la morte del suo leader».

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