«Grazie Farina, ci hai dato speranza». Lettera dal carcere di Vicenza

Il detenuto Claudio Bottan scrive a Tempi e ringrazia Renato Farina perché «ci siamo trovati di fronte alle istituzioni e ci siamo sentiti individui meritevoli di ascolto ed attenzione e, da oggi, un po' meno soli».

Caro direttore,

oggi al carcere di Vicenza è venuto a farci visita l’on. Renato Farina al quale devo esprimere stima e riconoscenza a nome di tutti i detenuti, per la sensibilità e la capacità di ascolto che vanno ben oltre l’incarico istituzionale. È molto probabile che l’onorevole abbia avuto l’impressione di trovarsi in un istituto di cura per sordomuti, ma ti assicuro che si è trattato solo dell’emozione per trovarsi di fronte ad un rappresentante delle istituzioni, per la prima volta, che per giunta ci rivolgeva anche la parola.

In questa struttura, infatti, non si erano mai visti politici, nonostante innumerevoli richieste di visita, tutte regolarmente disattese. La presenza dell’on. Farina ha avuto un significato che prescinde dall’esigenza di rappresentare le disastrose condizioni di vita a cui siamo sottoposti. È stata vissuta come un segnale di speranza, ci siamo sentiti individui meritevoli di ascolto ed attenzione e, da oggi, un po’ meno soli.

Per questa ragione, questa volta evito di tediarvi con sovraffollamento, malagiustizia, carenza di spazio o di carta igienica, e mi limito a ringraziare Tempi per l’impegno continuo su temi scomodi come il carcere e la pena preventiva, ed approfitto dello spazio che mi concedete per inviare una forte stretta di mano a Renato Farina.
Un caro saluto,

Claudio Bottan, anche a nome di tutti i detenuti del carcere di Vicenza  

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