«I pescatori non hanno interlocutori, si torni a fare politica territoriale»

Dopo gli scontri di ieri davanti a piazza Montecitorio, la protesta dei pescatori prosegue. tempi.it ne ha parlato con Isidoro Gottardo, parlamentare e membro della commissione sulle politiche europee: «I pescatori sono esasperati. Non si sentono rappresentati dai sindacati e pretendono che la politica li ascolti»

«Sono rimasto impressionato dalla assoluta civiltà dei pescatori che ho incontrato». A parlare è Isidoro Gottardo, deputato e membro della commissione sulle politiche europee. Eppure le foto e i video della manifestazione di piazza Montecitorio di ieri mostrano un uomo sanguinante. «Lo conosco. Sedeva al tavolo di lavoro che il Pdl aveva organizzato con una delegazione di pescatori. Un uomo civilissimo e ragionevole. Purtroppo nelle proteste in strada le teste calde non mancano mai e a rimetterci sono sempre gli innocenti».

Come le sono sembrati i delegati dei pescatori al tavolo?
Incazzatissimi. Sono venuti a Roma senza i sindacati di categoria. Non si sentono rappresentati e per questo protestano direttamente contro i palazzi della politica. Sono al limite dell’esasperazione. Quella dei pescatori non è una lobby che vuole salvaguardare i propri privilegi, ma una realtà a cui viene negata la sopravvivenza.

Quali sono le ragioni del contendere?
Il rincaro del gasolio, innanzitutto. Assieme ai costi apparentemente secondari, come per esempio l’abbonamento ai sistemi telefonici per comunicare il pescato, che può andare dai 50 ai 4000 euro. Infine, la norma che prevede la sottrazione dei punti dalla licenza di pesca. Il paragone con le patenti di guida non regge: se un camionista rimane senza patente può essere sostituito e il carico arriva a destinazione comunque. Se un pescatore perde la licenza, invece, la sua interà attività collassa.

Ma queste sono le regole imposte dall’Unione europea.
Si, ma il trattato di Lisbona permette ai parlamenti nazionali di esprimersi in merito alle proposte europee. Una possibilità a cui raramente hanno fatto ricorso i politici italiani, che da sempre ritengono le richieste dell’Ue inattaccabili. Invece la possibilità di discuterne c’è.

Lei cosa proporrebbe?
Ieri un anziano pescatore campano mi raccontava di suo padre. Quando gli dissero che non poteva più pescare con le bombe, lui e i politici si misero a un tavolo per trovare altre regole. La politica discuteva perché non aveva idea degli effetti quotidiani delle misure che applicava. Ora non è così, non si riesce neppure a individuare un interlocutore. Bisogna tornare a fare politica su base territoriale. I pescatori hanno il dovere di pretendere una rappresentanza sui territori, dove i rappresentanti eletti dal popolo rispondano delle loro azioni e con cui si possa interloquire. L’ho detto anche ieri ai pescatori: meno proteste nazionali, più capacità di farsi sentire sul territorio.
@DanieleCiacci

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