Gli appelli degli intellettuali a Grillo? Mieli: «Un rito da Partito comunista»

L'ex direttore del Corriere e gli appelli dei vari Saviano, Spinelli e Serra (con Jovanotti e don Gallo) per un accordo Pd-M5S: «Non provocano altro che il risentito ludibrio di Grillo»

Gli appelli degli intellettuali per un accordo Grillo-Pd? Ricordano quelli comunisti. Lo ha detto l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, a Simona Brandolini del Corriere del Mezzogiorno. Nell’intervista – riprodotta su Italia Oggi – Mieli discute di Machiavelli per arrivare a parlare dell’attualità politica. «Gli intellettuali italiani – dice Mieli – non sanno tenere separati i loro desiderata da ciò che analizzano e l’esempio tipico sono gli appelli degli intellettuali di queste ultime ore».

ANALISI E DESIDERI. Mieli fa riferimento a quelli firmati da Settis, Spinelli, Serra, che – assieme a Benigni, don Gallo, Jovanotti e Saviano – si sono fatti promotori della richiesta al M5S di accettare un accordo col Pd. «Ci sono state le elezioni – spiega Mieli -, tre poli hanno avuto il maggior numero di voti, il movimento di Grillo è il primo partito in Italia. E un gruppo di intellettuali, che per lo più ha votato il Pd, chiede all’elettorato di Grillo di fare un atto di sottomissione, di lasciare perdere gli impegni che hanno preso in campagna elettorale e acconciarsi ai loro desideri».
Mieli si dice «strafavorevole all’idea che i parlamentari del M5S votino un governo di centrosinistra», ma «so separare quello che desidero dall’analisi».

CERIMONIA COMUNISTA. «Che validità può avere – si chiede Mieli – un appello di intellettuali esplicitamente a favore del partito concorrente di Grillo? Sarebbe la stessa cosa se intellettuali di centrodestra chiedessero a Grillo di allearsi con Berlusconi. Un appello senza valore». Tra l’altro «alcuni dei sottoscrittori sono candidati a fare ministri o addirittura i capi di Stato. Combinazioni del genere indeboliscono la loro posizione, anche se sono convinto che molti dei firmatari rifiuterebbero prebende di ogni tipo. Diverso è per Fo o Celentano che hanno preso una posizione chiara in favore di Grillo subito». Insomma, queste iniziative «assomigliano a una cerimonia, a un retaggio che non è la storia di tutte le componenti del centrosinistra, ma di un unico partito. Quello degli appelli è un rito del Partito comunista. Inavvertitamente questi intellettuali si sono portati dietro questo rito dell’appello per perorare la causa del partito, nobilissima impresa, sicuramente disinteressata, ma in una maniera tale da ricordare i precedenti e da non avere nessuna efficacia se non provocare il risentito ludibrio di Grillo e dei suoi e, ove mai avesse successo, il successo di una campagna del genere sta a indicare la debolezza di chi si fa conquistare».

SE FOSSE ALLEATO CON LA DESTRA. Di Grillo e del suo M5s, Mieli dice che «nessuno si fa carico della questione delle questioni e cioè che Grillo è avverso all’Europa e ha avuto accenni di forte ostilità nei confronti degli ebrei. Se Grillo si fosse alleato con la destra sarebbero diventati valori supremi da contrastare. Ma siccome è il centrosinistra che si deve alleare con lui, questi elementi si trascurano».

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