Giappone, tracce di iodio radioattivo nel latte materno di quattro donne

Il ministero promette esami a titolo precauzionale. Il portavoce del governo Yukio Edano rassicura: «Riteniamo che non vi sia nulla da preoccuparsi». Il latte fornito da una donna di Chiba, a circa 200 km da Fukushima, ha segnato una concentrazione di iodio radioattivo di 36,3 becquerel/kg. Il massimo consentito è 100 becquerel/kg

Il governo giapponese effettuerà esami «a titolo precazionale» dopo che sono state trovate tracce di iodio radioattivo nel latte materno di quattro donne residenti vicino a Tokyo, lo ha affermato il portavoce del governo Yukio Edano. «Riteniamo che non vi sia nulla di cui preoccuparsi, ma è comprensibile che delle madri si facciano venire dei dubbi» ha aggiunto Edano.

A rilanciare il timore di una contaminazione, dopo l’incidente nucleare innescato dal terremoto e dal successivo tsunami dell’11 marzo, sono le analisi promosse dal gruppo civico Network di supporto madre-figlio, secondo cui il latte fornito da una donna di Chiba, prefettura a sud-est di Tokyo a circa 200 km da Fukushima, ha segnato una concentrazione di iodio radioattivo di 36,3 becquerel/kg.

Il livello massimo di radioattività consentito nell’acqua per un neonato è di 100 becquerel per chilogrammo. Lo scorso 23 marzo, a Tokyo, il livelli di iodio radioattivo superiore ai 100 becquerel per chilogrammo rinvenuto nell’acqua aveva portato a vietare nella capitale giapponese il consumo di acqua del rubinetto ai neonati. Il giorno dopo il divieto era stato revocato perchè il livello di iodio radioattivo era tornato sotto il limite legale permesso.

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