Giappone, il governo chiede l’aiuto dell’Aiea per il nucleare. Oltre 11 mila le vittime

Sale a oltre 11 mila persone il bilancio ufficiale delle vittime, ma ci sono ancora decine di migliaia di dispersi. E' avvenuta un'esplosione nel reattore n. 3 di Fukushima 1, mentre i numeri 1 e 2 sono fuori pericolo, secondo i gestori della Tepco. Il governo ha richiesto l'intervento di un team di esperti dell'Aiea per scongiurare il pericolo nucleare

Il Giappone ha chiesto ufficialmente aiuto all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di inviare un team di esperti per aiutare le autorità locali a fronteggiare la crisi nucleare scatenata dal terremoto e dallo tsunami di venerdì. Lo ha rivelato il direttore dell’Aiea Yukiya Amano.

Oggi si è verificata una nuova esplosione nella centrale nucleare giapponese già squassata da una deflagrazione subito dopo lo tsunami di venerdì scorso: stavolta l’esplosione è avvenuta nel reattore n. 3 di Fukushima 1, ma il reattore – assicura la Tokyo Electric Power, Tepco, la società che gestisce l’impianto – non è stato danneggiato. Il portavoce del governo, Yukio Edano, ha voluto rassicurare la popolazione, dicendo che è improbabile una fuga di radiazioni importante nell’impianto. I reattori n. 1 e 2 dell’impianto nucleare giapponese di Fukushima-Daiichi sono fuori pericolo. Lo rende noto la società che gestisce l’impianto, Tepco, secondo l’agenzia Kyodo News.

Il ministro per la Strategia nazionale giapponese, Koichiro Genba, assicura che «non c’è assolutamente alcun rischio Chernobyl». Ma le attenzioni del mondo intero sono puntate sul Giappone e sui rischi di una contaminazione radioattiva su vasta scala. La Nuclear Regulatory Commission americana ha fatto sapere che il governo di Tokyo ha chiesto formalmente anche l’aiuto degli Stati Uniti per raffreddare i reattori nucleari danneggiati.

La ricostruzione in Giappone presenterà un “conto” di almeno 180 miliardi di dollari, o il 3% della produzione annuale del Paese, oltre il 50% in più rispetto al terremoto a Kobe del 1995. E’ questa la stima fatta dagli analisti di Credit Suisse e Barclays. La terza economia mondiale, già afflitta da un debito pubblico altissimo, dovrà infatti fronteggiare i costi per la ricostruzione delle infrastrutture, incluse le strade e le ferrovie nonchè i porti in uno scenario non molto diverso da quello che apparve all’indomani della seconda guerra mondiale. Gli analisti stimano che questa è soltanto una stima prudenziale perché sul dopo-sisma gravano molti fattori, come ad esempio la perdita di produzione e il tempo che occorrerà per far sì che riprenda a pieno regime. Non solo, ma gli analisti ritengono che per la ricostruzione occorreranno 4-5 anni di lavoro.

I dubbi sulla situazione del nucleare in Giappone hanno scatenato il panico anche nella borsa di Tokyo, che ha fatto registrare un crollo di oltre il 6 per cento. La Banca Centrale del Giappone ha iniettato 15 mila miliardi di yen (131,6 miliardi di euro) stamane sul mercato per stabilizzare gli effetti del disastro. La Bcg ha condotto tre massicce iniezioni di liquidità nella mattinata, rispettivamente di 7 mila, 5 mila e 3 mila miliardi di yen. L’istituto finanziario centrale giapponese aveva avvertito domenica che avrebbe reagito prontamente. «Mettiamo in atto tutte le misure necessarie, compresa la fornitura di liquidità, per assicurare la stabilità dei mercati finanziari e facilitare le operazioni», ha detto un portavoce, spiegando che si tratta della «più grande operazione» mai condotta sul mercato monetario giapponese.

Circa duemila cadaveri sono stati ritrovati sulla costa orientale della prefettura giapponese di Miyagi; e la macabra scoperta è destinata a far aumentare significativamente il numero delle vittime del terremoto di venerdì scorso. Per adesso fermo a oltre 11 mila vittime. Un migliaio di corpi senza vita è stato però trovato nella penisola di Ojika e un altro migliaio è stato avvistato nella città di Minamisanriku, dove mancano all’appello circa 10 mila persone (la metà della popolazione locale).

Per valutare la situazione delle centrali nucleari giapponesi dopo il terremoto e trarne lezioni e conseguenze a livello europeo, il commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger ha convocato una riunione di coordinamento fra i 27 ministri europei dell’Energia per domani pomeriggio. La responsablità per la sicurezza nucleare, spiegano a Bruxelles, è in gran parte di competenza degli Stati membri, ma il commissario ha invitato i ministri, le autorità nazionali per la sicurezza nucleare e una trentina di operatori degli impianti europei.

L’obiettivo è quello di avere «informazioni di prima mano sui piani di emergenza e le misure di sicurezza previste», ovvero informazioni sui controlli delle autorità nazionali, sui piani di sicurezza per i terremoti e sui sistemi di emergenza per la fornitura di energia per il raffreddamento dei reattori.

 

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