Françoise a capotavola

"Cristo, e tutto ciò che discende da Lui. Una cosa dell'altro mondo. In questo mondo". Così testimoniava un amico e illustre chirurgo modenese morto di schianto un anno fa. Brani tratti da una sua conferenza su Emmanuel Mounire, " Lettere sul dolore"

Mounier per anni con sua moglie aveva cercato un figlio. E’ arrivato, ma era una microcefala, e gravissima, per cui tutto lo sviluppo di Françoise e stato compromesso; allargandosi la massa cerebrale e incontrando una scatola cranica piccola, aveva compromesso tutto.

A casa loro gira tutto il mondo della cultura francese di allora e loro ricevono sempre con la figlia presente.

Prima di fare un breve commento leggo le lettere piu belle.

“Sento come te una grande stanchezza [non doveva essere facile! Io descrivo impetuosamente, ma per loro era giorno per giorno, attimo per attimo] e una grande calma mescolate insieme, sento che il reale, il positivo sono dati dalla calma, dall’amore della nostra bambina che si trasforma dolcemente in offerta, in una tenerezza che l’oltrepassa, che parte da lei, ritorna a lei, ci trasfor- ma con lei” (11 aprile 1940)….

“E toccata loro una grande disgrazia” [la gente dice cosi]. Che significa per lei essere disgraziata? Chi puo dire che essa lo sia? … In questa storia [ed e questa la gran- dezza del fatto cristiano], la nostra disgrazia ha assunto un’aria di evidenza, una familiarita rassicurante, o, piuttosto, non e la parola giusta, impegnata: un richiamo che non dipende piu dalla fatalita (…). Rimanere padre e madre, non abbandonarti alla nostra rasse- gnazione, non abituarci alla tua assenza, al tuo miracolo; donarti il tuo pane quotidiano di amore e di presenza, continuare la pre- ghiera che tu rappresenti, rawivare la nostra ferita, poiche questa ferita e la porta della presenza, rest~re con te.

Forse occorre invidiarci questa paternita incerta [non li ha mai chiamati papa e mamma!], questo dialogo inespresso, piu bello dei giochi infantili” (28 agosto 1940).

“Ogni ora della sua lotta e la nostra lotta. Ogni ora della sua pena e la nostra pena. Credo che non ci sia peggior ostacolo (peg- gior dolore) di un volto amato, sfigurato [man mano che cresceva si deformava sempre piu](…). Quando adoriamo, nostro malgra- do senza enfasi, il mistero di bonta che si trova in quel suo bello sguardo perduto, che non cerca piu gli oggetti e gli uomini, suc- cede allora che la nostra fraternita con lei si fa piu viva. Subiamo la prova della fede: “E ora la conoscerai in enigma e come in uno specchio”. (12 novembre 1940).

Quando venivano a trovarli, Mounier metteva la figlia a capota- vola. Immaginatevi l’imbarazzo di quelli che venivano per parlare delle strategie politiche! Io ho avuto un’esperienza cosl solo un paio di volte, ma mi e rimasto impresso.

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