Marcello Foa, responsabile del Giornale.it, spiega a Tempi la «consegna» della Serbia di Ratko Mladic all’Aja: «Mladic è stato consegnato, sapevano dov’era da 15 anni. La Serbia ha due possibilità: o rimanere attaccata ai russi o entrare nella scia dell’Unione Europea. La consegna è un segnale forte: la Serbia ora ha scelto l’Ue e l’eurocentrismo».
Ieri in Serbia è stato arrestato Ratko Mladic, ricercato dal 1995 e accusato di genocidio, sterminio, deportazione e persecuzione per motivi razziali, politici e religiosi.
Più che un arresto, è stata una consegna, potevano arrestarlo anche 15 anni fa.
In che senso?
Mladic ha goduto di ampio protezione, ai tempi ha agito per conto di Milosevic e del regime ed essendo i serbi molto patriottici, non si voleva darlo in pasto al tribunale dell’Aja.
Perché adesso la Serbia ha cambiato idea?
Mladic oggi è molto malato, ha avuto un ictus, fa fatica a parlare, addirittura a dire come si chiama. E’ l’ombra di quello che è stato durante la guerra con la Bosnia. Quindi la Serbia cede ora un uomo che non può nuocere e fare dichiarazioni imbarazzanti. E poi c’è un bel guadagno.
Quale?
La Serbia ha due possibilità: o rimanere attaccata ai russi o entrare nella scia dell’Unione Europea. Queste sono due forze, due posizioni culturali che si scontrano da anni in Serbia, al di là della politica. La consegna di Mladic è un segnale forte: la Serbia ora ha scelto l’Ue e l’eurocentrismo.
In che modo la consegna di Mladic può influire e facilitare l’entrata della Serbia nell’Unione Europea?
Questo è uno dei classici gesti spettacolari che ben dispone la burocrazia europea. I negoziati sono lunghi, tecnici e dettagliati ma si sa che possono essere ostici e interminabili o rapidi e compiacenti. La consegna di Mladic farà sì che avvenga la seconda opzione.