Federica Pellegrini entra (ancora) nell’olimpo: argento 4×200 ai mondiali. Mai successo prima

Italia d'argento nella 4x200 stile libero femminile. È la prima volta per il nuoto azzurro a un mondiale. Grande trascinatrice, ancora una volta, Federica Pellegrini. Che quando entra in vasca si prende quello che vuole

Adesso è storia. Nella finale della 4×200 metri Federica Pellegrini trascina le azzurre alla prima medaglia iridata nella storia del nuoto italiano in questa specialità. Dopo cinque finali fuori dal podio, Federica parte nell’ultima frazione in sesta posizione e termina la gara dietro soltanto alle inarrivabili americane. Si conclude così il mondiale della Pellegrini dopo l’argento di ieri nei 200 metri stile libero – dietro alla diciottenne Ketie Ledecky, la Phelps delle donne –, quando nel giorno del suo 27esimo compleanno si era regalata la sesta medaglia iridata consecutiva in dieci anni. «Dicevano che i 200 ormai erano troppo veloci per me, ma io so fare gli ultimi 50 metri come nessun’altra», ha detto in lacrime la nuotatrice azzurra a fine gara. Ripubblichiamo di seguito un ritratto di Federica Pellegrini, «l’unica diva dello sport italiano», scritto dal nostro Fred Perri nel 2012.

L’ultima diva è bella, bionda, forte e dice sì solo a chi pare a lei. Anzi, sono gli altri a dirglielo, perché Federica Pellegrini, quando vuole qualcosa, in acqua e fuori, se lo prende. Federica più che l’ultima è l’unica diva dello sport italiano, l’unica atleta a cui è riuscita una sintesi trasversale tra le due grandi passioni nazionali: lo sport (soprattutto quando si vince e lei vince, oh se vince) e il gossip, l’antica arte italica del pettegolezzo. Successo nello sport, e in uno sport, il nuoto, che non è il calcio, troppo banale, e poi l’eterno triangolo che eccita il popolo unito: lui, lei, l’altro. Federica è la campionessa olimpica del 200 stile libero, specialità dove non la batte nessuno da quattro anni. Ha conquistato, solo per citare i suoi successi più importanti, quattro titoli Mondiali, nei 200 e nei 400 stile libero (2009, 2011), più un altro argento olimpico nel 2004. Ecco, è nel 2004, che Federica, non ancora sedicenne divenne un’icona del divino femminino italiano. In quell’anno si rivelò ai campionati primaverili di Livorno. «Ehi c’è una biondina che va forte». Tutti cominciammo a interessarci a lei. Normalmente nei giornali vige una regola: non si dà del tu a un intervistato, neanche se è tuo fratello. Ma con Federica, avendola di fronte la prima volta, malgrado il suo carattere tagliasse l’aria (e l’aura che già la circondava) come un coltello il salame (Felino, di Sant’Olcese, Mantovano, fate voi), si faceva fatica a scrivere “lei”.

Federica era una ragazzina che collezionava leoni di ogni genere e forma e amava i film dell’orrore, quelli tosti. Halloween lo considerava roba da educande. Alla prima intervista gongolava per L’alba dei morti viventi e le chiedemmo se tutto ciò non condizionasse il sonno. «Io dormo benissimo». Aveva già, allora, uno dei sette tatuaggi che ora le disegnano il corpo, ognuno legato a storie e sentimenti diversi della sua vita, tutti però significativi di un cammino. Come l’araba fenice, stampata dal suo sponsor anche sul costume che indossa, a rappresentare la rinascita dopo un biennio di crisi.
Il tatuaggio del 2004 era uno scorpione, il simpatico animaletto per cui aveva una predilezione, come il suo punto di riferimento di debuttante, Franziska van Almsick, bella come lei, carismatica come lei, squalo d’acqua dolce come lei. La campionessa tedesca genio e sregolatezza che Federica ha sempre amato e anche imitato (non programmaticamente, ma nella realtà), non solo diventando una campionessa ammirata nei cinque continenti, isole comprese, ma anche per la capacità di oltrepassare i confini delle piscine, diventando la passione dei fotografi, non solo quelli a bordo vasca ma anche i paparazzi di via Veneto dove Federica ha festeggiato, arrivando su un paio di scarpe della sua collezione con un tacco vertiginoso, la festa per i suoi 23 anni, il 5 agosto del 2011.

Meglio di Franziska van Almsick
Franziska, ora madre di famiglia, è stata una campionessa precoce, rivelata dall’Olimpiade di Barcellona del 1992, la prima della Germania sotto una sola bandiera, ma di là in poi, oltre a vincere molto (ma mai una medaglia individuale all’Olimpiade, incredibile) è diventata protagonista della cronaca rosa. La Bild, il giornale popolare tedesco, ci ha campato per anni. Però Federica pur avendo qualcosa di lei non l’ha mai raggiunta sul cammino della sregolatezza, il massimo della trasgressione che ha toccato è stato quando ha dichiarato che non avrebbe portato il tricolore alla cerimonia inaugurale dell’Olimpiade, perché con le gare ravvicinate stare in piedi per ore e ore non le avrebbe giovato. Apriti cielo. Siamo un paese dal patriottismo scadente, ma dal moralismo feroce ed è stata investita da salve di fucileria di banalità. Certo, poteva essere più accorta, più scafata, più ruffiana, ma non è il tipo, quello che ha da dire lo ha sempre detto. E via.

Dunque Federica, il 5 agosto del 2011, quando festeggiò i 23 anni, era reduce dai Mondiali di Shanghai dove aveva di nuovo malmenato le avversarie, anche quelle che alla vigilia avevano minacciato di impensierirla. Due ori nei 200 e 400 stile libero. Ma questo particolare è passato in secondo piano, per via del caso dell’estate che ha appassionato il popolo con l’ombrellone sulla familiare in viaggio verso una spiaggia dell’Adriatico o quello, più fortunato, con il lettino con il baldacchino poggiato su qualche sabbia esclusiva dove per una gazzosa ti chiedono la carta di credito (gold). La fine è nota, ma se ve la siete persa la riassumo.

La storia con Luca
Nel pulviscolo umido e inquinato della metropoli cinese, infatti, era finita sotto i riflettori la storia d’amore della Diva con Filippo Magnini, da sempre conosciuto perché il nuoto si fa in piscina, un luogo chiuso dove si conoscono tutti anche per via dei continui “collegiali”, ma da qualche mese diventato qualcosa di più di un compagno di viaggio e di allenamento. Ora sono fidanzati ufficialmente, ma non nella stessa casa. «Non è il momento, per ora, perché questo è l’anno olimpico e non è il caso di rovinare un lavoro di quattro anni», ha detto Federica a dicembre, quando ormai la storia si era consolidata. Però a Shanghai era appena cominciata, muoveva i primi passi. I nuotatori si prendono e si lasciano, ma Federica è la Diva e la sua storia è esplosa come il bagliore di un vecchio flash.

Prima dei Mondiali si era già sparsa la voce di una crisi tra lei e Luca Marin, storico fidanzato, bravo mistista, medaglia d’argento nei 400 a Montreal 2005 e di bronzo a Melbourne 2007. Si erano messi insieme a inizio 2008, altro anno olimpico, contro il volere di Alberto Castagnetti, il grande tecnico veronese che ha preso Federica nel momento più nero della sua vita agonistica, quando pensava addirittura di darci un taglio e l’ha portata sul tetto del mondo. Marin era reduce (traumatizzato) dalla fine della storia con Laure Manaudou.

Che intreccio. Laure era la principale avversaria di Federica, Luca il suo migliore amico. Lei francese, lui siciliano. Si conobbero a un meeting, si innamorarono, finirono fotografati in barca davanti ai Faraglioni di Capri e pure allo stadio di Torino, sponda Juve, di cui lui era tifoso (come Federica, ma senza fare i salti mortali). Per Luca, la bella francese, nuova Marianna, simbolo nazionale (proprio come Federica) volle venire in Italia. Nei suoi piani c’era una convivenza d’amore e nuoto a Verona, dove Marin si allenava, insieme con Federica (anche sua vicina di casa) e ad altri nuotatori agli ordini di Castagnetti. Federica si oppose decisamente: o me o lei. L’ha fatto altre volte, anche con Alessia Filippi, l’altra aspirante Diva del nuoto italiano che ora sta cercando di tornare dopo quasi tre anni di oblio. Alessia si voleva affidare alle cure del tecnico veronese che era affascinato dal talento della nuotatrice romana, convinto che, con una disciplina più ferrea, potesse diventare grande come Federica. Stessa frase: o me o lei.

Laure, allora, scelse Torino dove una società appena nata (e ora defunta) la accolse a braccia aperte, dichiaratamente per un’operazione pubblicitaria. Non era un’idea sbagliata, nella primavera del 2007 non si parlava d’altro. Venne presentata con una cerimonia sfarzosa al Royal Park – I Roveri, il club di golf nel parco della Mandria, di cui Andrea Agnelli, presidente della Juve e grande appassionato del green, è amministratore delegato. Infatti era presente anche lui, all’evento. Da maggio a settembre: meno di cinque mesi e l’avventura italiana di Laure era già finita, mentre a dicembre s’inabissava anche il “grande amore” con Luca, con tanto di lancio dell’anello che lui le aveva regalato e che voleva indietro.

La rinascita dopo la crisi
Il tiro avvenne negli spogliatoi di Debrecen, Ungheria, dov’erano in svolgimento i campionati Europei in vasca corta. L’anello mancò Luca ma colpì in pieno il suo migliore amico, compagno di stanza fin dai trionfi dei Mondiali di Montreal 2005, Filippo Magnini, accorso per dividere i due ex innamorati. Ah, che intreccio. Più da rotocalco patinato che da pagine sportive.

Comunque a gennaio 2008 Luca Marin e Federica erano fidanzati. Castagnetti, a malincuore, dovette adattarsi. Le preoccupazioni del tecnico, più che per Luca, che, purtroppo, aveva cominciato la fase calante della sua avventura sportiva, riguardavano Federica.

Un passo indietro. Cresciuta a Spinea, figlia di Roberto, barman in un famoso hotel veneziano e Cinzia, impiegata in una piscina, Federica è stata portata a otto mesi a un corso per neonati. L’acqua è sempre stata il suo elemento. Ha nuotato in zona fino all’Olimpiade di Atene dove ha ottenuto l’argento, perdendo l’oro per inesperienza: non si era accorta della romena Camelia Potec, che fece una gara inaspettata in una corsia periferica. Dopo l’Olimpiade si è trasferita a Milano. Questa esperienza è risultata traumatica. Forse era presto, forse il grigiore della metropoli non faceva per lei. Quel viaggio a Milano le è costato quasi due anni. La città fredda e distante, l’umanità dolente, la lontananza dal Veneto, dalla famiglia che lei ha sempre considerato il suo asse portante (uno dei suoi tatuaggi è “solo noi” con riferimento al fratello). È stato grazie a Castagnetti, prematuramente scomparso il 12 ottobre del 2009, che Federica è uscita da un crisi che ha anche rischiato di farla uscire definitivamente dalla piscina.

La sua rinascita è cominciata al Mondiale 2007 a Melbourne con il primo dei suoi record del mondo (nei 200) e con la medaglia di bronzo. Un anno dopo era pronta ad azzannare il mondo. No, in realtà Federica è sempre stata pronta, la sua determinazione, il suo carattere, la sua professionalità sono straordinari. In una delle sue prime interviste, non ancora sedicenne, c’è una frase che la sintetizza: «Io non ho paura di nulla». Nel 2008 ha vinto l’Olimpiade nei 200 stile libero declinando questa affermazione. A Pechino il programma era invertito, per imposizione degli onnipotenti americani: finali al mattino, batterie il pomeriggio. La prima gara delle sue erano i 400. Quel mattino venne tutta l’Italia. Ci fu un’adunata oceanica. Era la predestinata. Invece quasi affondò, fu il primo accenno delle crisi di panico che l’hanno accompagnata per almeno due anni. La sera di quello stesso giorno, aveva le batterie dei 200 stile libero. Dopo quella botta, anche se tutti pensavano che sicuramente sarebbe andata avanti, nessuno poteva prevedere che frantumasse il record del mondo. E invece questo fece.

La consacrazione definitiva
Dal 2009, con i Mondiali di Roma, è avvenuta la definitiva consacrazione a sportiva-diva. Però, sebbene ami i tacchi, le minigonne, le discoteche, le feste e l’universo femminile, non ha mai ceduto al fascino tentatore del “red carpet”. Talvolta lo percorre, certo, come ha fatto al recente Festival di Sanremo, ogni tanto va in tv, ma senza esagerare. Ha rifiutato tutte le offerte per lunghe partecipazioni, ha sempre detto che ora la sua priorità è il nuoto.

Ecco perché, la Diva, è una Diva suo malgrado, non è costruita, non è pensata. Sicuramente negli anni è cresciuta, è diventata più bella, ha imparato anche a destreggiarsi fuori dalla piscina dove si mostra sicura, dove si impone. Si è sempre presa quello che ha voluto, ha macinato vasche su vasche e allenatori. È stata perfino a Parigi, con l’ex della Manaudou, Philippe Lucas. E quando si allontana troppo dal suo centro di gravità, Verona, dove ha appena finito di sistemare quella che considera la sua casa definitiva, succede sempre qualcosa. A Parigi nell’inverno 2011 è cominciata la sua crisi con Luca Marin.

L’ultimo allenatore della serie (anche perché, almeno in Italia, non c’erano più alternative) è Claudio Rossetto, lo stesso di Filippo Magnini. Adesso Federica si allena a Roma, ma con ritorni mirati e studiati a Verona, dove c’è il centro Federale dedicato ad Alberto Castagnetti, e dove, anche spaventato da lei, il Comune ha fatto coprire la vasca esterna da 50 metri.

Così, tra trionfi (suoi) e gossip (nostro) Federica si prepara alla sua terza Olimpiade. È ricca di sponsor (ha appena posato per una sexy campagna della lingerie Yamamay) e di medaglie, ma il bello della Diva Federica è che, dopo ogni “distrazione”, torna in vasca più forte di prima.

Preferisce allenarsi con i maschi, perché le danno più stimoli, ma anche i colleghi di piscina vanno più forte quando c’è lei. Sanno che se non daranno il massimo, finiranno umiliati dalla Diva più veloce che c’è in Italia. Il guaio con Federica è che ci siamo abituati troppo bene. Andiamo all’Olimpiade nella sua scia e in questa, speriamo, vogliamo, pretendiamo, che restino, a distanza, anche le avversarie.

Foto Ansa

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