Fassina contro il blitz che ha messo nell’angolo il Parlamento sulla questione banche venete

Il leader di Sinistra italiana spiega perché è improbabile che il decreto banche possa subire modifiche in Senato nonostante, secondo lui, ve ne sarebbe assoluta urgenza

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La Lega non è l’unica a pensare che si potevano scegliere altre strade per le banche venete. Un’opposizione netta al decreto del governo viene anche dalla Sinistra italiana, convinta che ci fossero i margini per un intervento dello Stato direttamente nel capitale dei due istituti di credito mentre, invece, il governo ha preferito fare un “regalo” a Intesa Sanpaolo. Ora, quanto fossero realmente possibili altri tipi di operazioni nel contesto delle regole europee oppure dove fossero e perché non si sono palesati altri gruppi disposti a entrare in gioco, poco importa a questo punto, visto che Palazzo Chigi ha preso la sua decisione impostando un percorso, ancorato al voto di fiducia, che in sostanza blinda il testo del decreto. Stefano Fassina, segretario nazionale della Sinistra italiana e uno dei politici più attenti ai processi economici e finanziari del paese (è stato vice ministro per l’economia durante il governo Letta e precedentemente ha avuto incarichi al Fondo monetario internazionale), spiega perché è improbabile che il provvedimento possa subire modifiche in Senato nonostante, secondo lui, ve ne sarebbe assoluta urgenza, soprattutto per «porre riparo alle discriminazioni plateali» in materia di rimborsi ai risparmiatori.

«Abbiamo preparato tutta una serie di mozioni ma temo che si ripeterà lo stesso schema della Camera. Il disegno è chiaro: il decreto banche deve passare così com’è altrimenti non ci sono i tempi per l’approvazione finale che deve avvenire entro il 25 agosto», dice Fassina a Tempi. Ma se anche in Senato il decreto è blindato, quali sono a questo punto le alternative per introdurre dei correttivi? «Stiamo pensando alla legge di bilancio. Quella diventa la nostra unica possibilità per offrire un ristoro alle categorie di risparmiatori che sono state discriminate con il decreto e su questo punto siamo pronti a dare battaglia facendo in modo che l’attenzione non cali dopo l’estate».

Venerdì 14 luglio Fassina ha parlato a Treviso davanti a un pubblico di professionisti, piccoli imprenditori e famiglie che chiedevano risposte su ciò che li attende, sapendo che per il suo giovane partito questa è un’occasione per stabilire un contatto con un territorio in cui la sinistra non è mai stata così popolare. La sua è una riflessione severa sullo squilibrio dei rapporti tra Parlamento e governo e sulle collusioni tra politica e finanza che, a suo parere, in materia di banche sono più che mai evidenti.

Una commissione per fare i conti
La necessità di stare nei tempi giusti per l’approvazione del decreto non giustifica, secondo il leader della Sinistra italiana, il fatto che il Parlamento sia stato messo nelle condizioni di non legiferare: «Ci siamo trovati di fronte a un blitz. Dopo che ci avevano rappresentato un quadro più ampio di possibilità, nei giorni che vanno dal 23 al 25 giugno la Bce ha constatato la condizione fallimentare delle due banche e lì è partita tutta la macchina. Ma restiamo convinti che non siano state esaminate tutte le possibilità, compresa quella di una gestione redditizia di pacchetti misti di crediti in sofferenza e crediti in bonis. Nel panorama finanziario esistono soluzioni di questo tipo e se avessimo avuto la possibilità di fare un’audizione alla Commissione finanze della Camera avremmo proposto una discussione, ma ci hanno detto che non c’erano i tempi e questo francamente è inaccettabile. E se le cose in Senato andranno come temo, sarà forse la prima volta che in Italia passa un decreto senza neanche un emendamento».

A questo punto, l’unica possibilità che resta per fare i conti è la Commissione d’inchiesta sulle banche, che però nasce come arma spuntata, considerato che si avvicina la fine della legislatura. «Chiederemo una ricostruzione puntuale di tutte le responsabilità che ci sono state nelle crisi bancarie che abbiamo visto finora e delucidazioni su quelle in corso», dichiara Fassina. E aggiunge: «Certo, il nostro paese ha perso 10 punti di Pil negli ultimi anni e questo ha fatto lievitare la massa delle sofferenze bancarie. Ma sarebbe importante verificare quale ruolo hanno avuto vigilanza, politica e potere finanziario in alcune vicende circoscritte in cui si sono verificate operazioni come l’acquisto di azioni proprie senza autorizzazione e sopravvalutazioni del valore dei titoli bancari. Mancano pochi mesi alla fine della legislatura? Vale la pena di cominciare questo lavoro che sarebbe giusto e sacrosanto proseguire anche nella prossima».

@MRosariaMarche2

Foto Ansa

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