FA Cup: un week-end di “Davide vs Golia” che non annoia mai

Il fascino british della FA Cup sta tutto nelle scarpe fashion di Torres, zuppe del fango di Griffin Park, Brentford, sobborgo di Londra che vanta uno dei numerosi club della city, ora nono nella terza serie inglese. Quel campo malmostoso ha creato non pochi problemi ai Blues, due volte in svantaggio contro i Bees e in grado di recuperare solo a pochi minuti dal termine, proprio grazie ad un guizzo del Niño. Il 2-2 finale significa replay, di nuovo in campo tra qualche settimana per giocarsi l’accesso al quinto turno, ma per la squadra di Benitez ha il profumo di un pericolo scampato per poco, visto la fine che hanno fatto le altre grandi di Premier.

DAVIDE VS GOLIA. Benvenuti anche quest’anno in FA Cup, la coppa più antica del mondo (come ci tengono sempre a ricordare gli inglesi) sempre capace di essere imprevedibile, dove le strapagate compagini di Premier sono costrette a sopperire di fronte agli arzilli club delle serie minori. È un format, quello di Davide che sconfigge Golia, che non annoia mai, nemmeno se proprio la scorsa settimana in Capital One Cup, sorella minore della FA Cup, conquistava uno storico pass per la finale il Bradford, club di quarta divisione. Sarà stata la voglia di emulare i Bantams, fatto sta che su 16 partite disputate, solo 5 club di Premier sono riusciti a passare il turno.

LUTON NELLA STORIA. È un trofeo così l’FA Cup. Formula semplice e senza privilegi, affetto a mille da parte di tutti i club, specie i più piccoli, che di rado si lasciano sfuggire la possibilità di guadagnarsi un pomeriggio di gloria tra le mura amiche, tentando di mettere il bastone tra le ruote alle grandi. Il fenomeno è tanto frequente che hanno coniato un termine per indicarlo: quelle squadre sono le “giant-killers”. Capita così che l’Aston Villa saluti tutti dopo il 2-1 interno contro il Millwall (nono in Championship), il QPR incassi ben 4 pere dal MK Dons (appena sotto la zona play-off in League One) e il Norwich ceda in casa 1-0 contro il Luton Town, club di Conference, da sabato insignito dell’onere di essere la prima squadra semi-pro, da quando esiste la Premier, ad aver sbattuto fuori dalla FA Cup un club della massima serie inglese. Per un giorno i top player sono loro, le facce che potresti incontrare tranquillamente al lavoro o al supermercato: lo ha capito perfettamente anche il network televisivo che s’è accaparrato i diritti inglesi dei match di FA Cup, ideando una serie di spot eloquenti. I protagonisti sembrano essere normali cittadini: l’anziano al parco, il pompiere, il padre in giro coi figli. Ma quelle facce hanno un giorno di gloria alle spalle, e hanno scritto la storia di questa Coppa con reti pesanti e prestazioni maiuscole.

L’OLDHAM FA FUORI IL LIVERPOOL. Le sorprese più inattese, però, sono state quelle di domenica pomeriggio. Se il freddo sole mattutino imbarazzava il 2-2 del Chelsea, ecco che due ore dopo il Tottenham, quarto in Premier, due volte in semifinale di Coppa negli ultimi quattro anni, doveva arrendersi in casa di una grande decaduta, il Leeds, da tempo in Championship. Neanche il tempo di realizzare che una delle candidate alla vittoria finale è uscita così in fretta, ed ecco che il pomeriggio si chiude nel migliore di modi. Il teatro è quello del Boundary Park di Oldham: l’invasione dei tifosi di casa per festeggiare l’imprevedibile vittoria insieme propri giocatori racchiude tutta l’essenza popolana di questo trofeo. A cadere è stato niente meno che il Liverpool, sconfitto 3-2 dall’Oldham, squadra ad un punto dalla zona retrocessione in terza serie: mattatore del giorno è Matt Smith, ragazzo di 23 anni dal passato errante, girovago bomber tra club di non-league in cerca di fortuna. Una faccia come tante altre. La sua doppietta ha spinto i Latics più in là di quanto potessero arrivare i vari Suarez, Gerrard, Borini. Scene che solo la FA Cup è in grado di offrire.

@LeleMichela

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