Eutanasia passiva e vescovi in lista

Da Tokyo

Un’associazione medica della Corea del Sud che rappresenta 70.000 medici ha deciso di avviare una campagna per riconoscere ai medici stessi il diritto di porre fine alla vita dei pazienti terminali – qualora richiesto delle relative famiglie. L’associazione ha già steso un nuovo codice etico che contempla una forma cosiddetta “passiva” di eutanasia e, se questo venisse approvato dalla prossima assemblea generale, diventerebbe il primo nel suo genere in Corea. I medici coreani hanno deciso di portare avanti l’iniziativa esprimendo con rara onestà le proprie ragioni. Non si tratta semplicemente di alleviare il dolore dei sofferenti: la causa principale sarebbe la difficoltà a tenere fronte alle proteste dei tanti coreani con stipendi da fame gravati ulteriormente dal costo del mantenimento in vita un familiare destinato a morire. Così la Corea del Sud, che ha per il momento allontanato i suoi cittadini da una brutta e poco elegante morte per fame (realtà diffusa nella Corea del Nord dove sopravvive il socialismo reale), potrebbe avvicinarli alla più evoluta dolce morte, quella che ti stacca la spina… La fondazione cattolica americana Cardinale Kung ha comunicato che nella settimana prima di Pasqua le autorità cinesi hanno arrestato il 79enne Cosmas Shi Enxiang, vescovo fedele a Roma della città di Yixian nella provincia di Hebei, e altri preti: nella fattispecie Li Jianbo (34) in Mongolia Interna; Lu Genjun (39) a Baoding, provincia di Hebei; Feng Yunxian nella provincia di Fujian; Liao Haiqing (70) nella provincian di Jiangxi.Il vescovo Shi ha già passato circa 30 anni in carcere, l’ultima volta tra il 1990 e il 1993. Dal 1996 il vescovo Shi si nascondeva dalla polizia ed è stato arrestato il Venerdì Santo durante una visita a Pechino. Anche padre Liao risulta essere stato detenuto più volte per un totale di oltre 20 anni. Altri arresti riguardano alcuni preti di cui non si conoscono i nomi insieme con Lu Genjun a Baoding; un non meglio specificato padre Yin a gennaio (e condannato questo mese a 3 anni di lavori forzati); 13 fedeli della chiesa di Jiangxi. La polizia cinese non commenta la notizia e dice di non essere a conoscenza di nessuno di questi arresti. L’ufficio governativo preposto alle attività religiose, non risponde al telefono dei giornalisti.

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