EUROPA CAROGNA

NON FA NULLA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE MA SE NE APPROPRIA I MERITI. ESALTAVA L'"EROE" ARAFAT SENZA VEDERE L'EROISMO DI SHARON. PIANGE PER L'IRAK E DEPRECA GLI USA. L'ANALISI DI JOSEPH WEILER

Dov’è l’Europa, l’Europa “spazio privilegiato della speranza umana”? Non preoccupatevi se vi sentite in imbarazzo nel dover rispondere, anche perché la risposta è semplice: non c’è, non esiste. Gratti, gratti sotto la scorza del conformismo politically correct e trovi un’Europa abulica, caricatura di se stessa, silenziosa spettatrice di ciò che accade nel mondo. L’analisi, per nulla antieuropeista (anzi, profondamente realista), è di Joseph Weiler, docente di diritto europeo presso la New York University. Uno che, da un po’ di anni, osserva con attenzione quello che accade ad Est. Due anni fa, al Meeting di Rimini, parlò della deriva giacobina delle istituzioni europee. Quest’anno, ha preso di mira il ruolo che l’Europa doveva giocare, ma non ha giocato, in due delle vicende destinate a cambiare lo scenario internazionale: il conflitto arabo-israeliano e la questione irachena.
Punto di partenza il ritiro da Gaza. Weiler parla del “miracolo dei miracoli”: vedere Sharon abbracciato da Chirac. «Ironico – commenta il professore – soprattutto perché l’Europa non ha avuto nulla a che fare con questa mossa israeliana». Non solo, ma l’Europa, spesso percepita come amica dei palestinesi, non è andata oltre i sorrisi, gli abbracci e le strette di mano “all’eroe” Arafat durante il suo tour europeo. Peccato, perché, secondo Weiler, «è l’amico che può forzare la concessione». Così, mentre l’America convinceva Barak a dividere Gerusalemme, l’Europa inscenava un «silenzio tuonante».
«Che sia chiaro – riprende Weiler – anche dopo Gaza, in qualsiasi risoluzione finale tra palestinesi e israeliani, gli israeliani non potranno mantenere tutto quello che vorrebbero e i palestinesi non potranno ottenere tutto ciò che vogliono. Spetterà agli americani aiutare gli israeliani a fare le concessioni necessarie e toccherà agli europei di fare altrettanto con i palestinesi. Vediamo se questa volta capiranno il loro vero ruolo».

GRAZIE PRESIDENTE BUSH
Certo, le premesse lasciano molto a desiderare. Come dimostra anche la vicenda irachena, dove, senza nulla togliere alle responsabilità di Bush, secondo Weiler è impossibile non rimanere scioccati di fronte a certi atteggiamenti europei. «Fino agli attacchi di Londra – sottolinea -, cioè quando il nemico ha colpito a casa nostra, non sembrava che la classe politica europea avesse la benché minima percezione di una minaccia della sicurezza». Un atteggiamento che tocca anche la questione della civiltà. «A volte – commenta ironico Weiler – mi sembra che il presidente americano più popolare in Europa sia Bush. Dopo tutto, come studioso dell’integrazione europea da 25 anni, penso che la prima volta che l’Europa ha mostrato una vera piazza pubblica europea, sia stato nella protesta contro l’invasione dell’Irak. Grazie, Bush».
Secondo il professore, però, non si tratta di un semplice antiamericanismo militante quanto di una «malcelata autocelebrazione europea». In sintesi, più l’America è disprezzabile, più l’Europa brilla per contrasto. Ecco allora che nasce l’immagine di un’America ingiusta, dove l’assistenza sanitaria è per molti, ma non per tutti, dove le regole del capitalismo governano ogni cosa e dove l’università è talmente cara da divenire irraggiungibile.
Lo scandalo, però, non è in questa America in salsa europea, lo scandalo, dice Weiler, «è l’Europa». Per Weiler la realtà di base è semplice: «Europa ed America hanno le stesse radici culturali: una combinazione potente di civiltà cristiana ed illuminismo francese. Oggi questo patrimonio culturale e morale è minacciato. Lasciamo perdere Bush: c’è molto di più in gioco».

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