Quando il sessismo tocca il fondo (campo)

Un cronista è finito al centro di una bufera mediatica per aver chiesto a Eugenie Bouchard di "fare una piroetta". Apriti o cielo

Il nome di questo giornalista me lo devo annotare in un posto sicuro. Sì perché se vinco il prossimo premio Bancarella, vorrei fosse lui a intervistarmi subito dopo il concorso. Intendo il cronista che tempo fa è finito al centro di una bufera mediatica per aver chiesto a una nota campionessa di tennis – Eugenie Bouchard – di “fare una piroetta” su se stessa alla fine di una partita giocata agli Australian Open. Apriti o cielo. Open sia. L’accusa mossa dai media al collega è quella di aver degradato la figura femminile, mettendola in mostra “a comando” per esaltare il mero aspetto fisico.

Ho avuto un attimo di interdizione. Ma quale degrado? Chiedessero a me di fare una piroetta dopo essersi complimentati su ciò che faccio meglio, altro che umiliazione! Una giravolta, due saltelli, tre capriole,… io le farei anche a richiesta del corriere Amazon che mi suona al portone. Dio mi perdoni la vanità.
Sì perché, se ogni tanto imploro la babysitter di fermarsi un’altra mezz’ora permettendomi una messa in piega come si deve, se la sera resisto alla tentazione di controllare la mail pur di salvaguardare l’asciugatura della
french-manicure, se provo ad abbronzarmi gli zigomi tinta albume anche col solicello di febbraio, ci sarà un perché. Non è solo per “stare meglio con me stessa”. Lo faccio per piacere, a mio marito in primis certo; ma se poi, tutto questo contribuisce a togliermi quell’aria di mocho appena strizzato davanti al portinaio delle elementari, tanto meglio.

Tuttavia le femministe più agguerrite avrebbero comunque preso l’intervistatore a racchetate in testa tacciandolo – come han fatto – di sessismo, ovvero di trattare una donna in maniera diversa da un uomo, in quanto donna. Il giornalista avrebbe fatto la stessa richiesta ad un uomo? No. Certe richieste si fanno solo alle donne. Ad esempio, a me oggi un ometto ha chiesto di preparargli un frullato di banana-cioccolato, uno più grandicello mi ha domandato di rammendargli l’asola che sta sotto la cravatta; un altro ancora più maturo mi ha telefonato per un consiglio su cosa regalare alla moglie per l’anniversario. Ho esaudito puntuali istanze da chef, sarta e consigliera. Nessuna offesa, anzi sono stata fiera di essere trattata da donna. Certo, non ho il fisico giovane, prestante e abbronzato della bella Bouchard, ma se fosse non lo riterrei un impiccio al merito. Il corpo è parte di noi, è qualcosa con cui fare i conti, senza per forza tirare in ballo un sessismo del tutto pretestuoso.

E questo – ahimè – vale per donne e uomini. Dico ahimè perché io sono un po’ sessista. Settimana scorsa, alla pizza-dopo-cinema-con-gli-amici esibivo alle amiche la pancia del marito per mostrare l’inefficacia della dieta del minestrone. Ecco, davanti all’ombelico semi al vento di un robusto quarantenne, mi son detta: altro che piroetta, la dieta del minestrone è sessista!

E così, anche il passato di verdura tra un po’ verrà allontanato, ostracizzato, censurato, per la gioia dei miei figli. Che – poveretti – forse a questo punto si vedranno censurare dai cartoni animati anche la bella Cenerentola.
Proprio lei, quella che cantando al mattino con una scopa fra le mani, volteggia lieve. E senza nemmeno una racchetta…

@marcellamanghi

Foto Eugenie Bouchard da Shutterstock

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