Emilia, i Comuni colpiti dal sisma cornuti e mazziati. Anche se valgono 2 punti di Pil

I senatori del Pdl Carlo Giovanardi, Alberto Balboni e Filippo Berselli non votano la fiducia al maxiemendamento sostitutivo del decreto sui costi della politica. Ecco perchè

Sono trascorsi sei mesi dal terremoto in Emilia e l’emergenza è tutt’altro che alle spalle. Per fortuna però  qualche politico ha mantenuto desta l’attenzione sui problemi reali della gente, ed è il caso dei senatori pidiellini Carlo Giovanardi, Alberto Balboni e Filippo Berselli che ieri nell’aula di Palazzo Madama hanno detto “no” alla fiducia sul maxiemendamento al decreto sui costi della politica che avrebbe dovuto contenere anche le disposizioni sul sisma dell’Emilia.

STATO TACCAGNO. «Già le risorse su cui potevano fare affidamento i comuni della Lombardia e dell’Emilia-Romagna colpiti dal terremoto del 20 maggio scorso non erano molte: 2 miliardi di euro immediatamente tagliati a 1 per effetto della spending review – spiega Giovanardi a tempi.it – che ha dirottato 450 mila euro per i mutui 2013 e 450 per quelli del 2014». La mancanza improvvisa di fondi ha fatto sì che le zone colpite dal sisma, in particolare quelle di Mirandola, San Felice e dintorni, dopo sei mesi, hanno dovuto rinunciare ai 650 vigili del fuoco straordinari fino ad ora in servizio, numeri sui quali invece L’Aquila, a suo tempo, aveva potuto contare ininterrottamente. «Ciò significa che anche tutti quei semplici lavori cui i vigili del fuoco si prestavano gratuitamente come, per esempio, riparare un tetto, ora diventeranno più difficili da portare a termine».

CORNUTI E MAZZIATI. Esistono difficoltà ancora più gravi. La prima è determinata dal fatto che «il governo e la commissione bilancio si sono fermamente opposti alla proposta di prorogare le sospensioni dei pagamenti al 30 giugno 2013». E al 30 novembre 2012 le richieste di prestiti bancari garantiti dallo Stato per permettere alle imprese di far fronte agli adempimenti fiscali nel mese di dicembre pervenute «sono state solo 3500» mentre quelle attese dal governo dei tecnici erano ben 15 mila. Ma il governo non ha accettato ulteriori proroghe e la farraginosità della burocrazia ha fatto il resto: non c’è stato nulla da fare per chi ha presentato domanda il 30 novembre: l’Agenzia delle entrate ha detto no al prestito. Punto e stop. I contribuenti emiliani si troveranno così a dover pagare in un sol colpo sei mesi di arretrati nelle bollette di gas, luce e acqua. Il tutto contestualmente al fatto che «i lavoratori dipendenti si troveranno a dicembre una busta paga decurtata del 70 per cento tra Irpef (20) e contributi arretrati (50)».

CREDITO D’IMPOSTA A PAROLE. «Dovrebbero essere i 6 miliardi della Cassa depositi e prestiti a dover garantire i mutui per la ricostruzione». Peccato però che «la norma predisposta per l’applicazione è un po’ oscura», spiega Giovanardi. Infatti, «non c’è ancora la convezione con le banche per stabilire il funzionamento del meccanismo del credito d’imposta». L’effetto che si è ottenuto è che «ad oggi, dopo sei mesi, sono stati presentate soltanto 500 domande di mutuo e ne sono state accettate solo tre». La copertura garantita dal governo sui danni è dell’80 per cento, ma  non su «quanto si spende per le riparazioni, bensì, su quanto stabilito dalla legge. Con l’effetto che se un imprenditore spende 1 milione per riparare l’impresa, ne riceverà indietro 400, massimo 500, mila euro». All’Aquila, invece, il precedente governo aveva garantito un risarcimento del 100 per cento.

OLTRE IL DANNO LA BEFFA. «Su quei 6 miliardi di euro della Cdp, inoltre, non si può caricare il peso del mondo». Ma il governo non la pensa così. Infatti, sorpresa delle sorprese, ha deciso di estendere le esenzioni Imu anche agli abitanti delle città di Modena e Ferrara che non sono certo state colpite in maniera così grave dal sisma.

I SOLDI CI SAREBBERO ANCHE. In una così difficile situazione, infine, il governo si giustifica dicendo di non disporre delle risorse necessarie per fare fronte all’emergenza. Monti, però non dice tutta la verità. Il governo, infatti, spiega Giovanardi, «si è opposto anche alla nostra proposta di riaprire i termini del condono edilizio in Campania da cui si potrebbero ricavare 3 miliardi di euro da devolvere interamente ai terremotati di Emilia e Lombardia. Tanto le 180 mila abitazioni abusive non è che spariranno».

ADDIO AL 2 PER CENTO DEL PIL. È per tutti questi motivi che i tre senatori del Pdl non hanno votato la fiducia al maxiemendamento che ora passerà alla Camera per la fiducia definitiva, che molto probabilmente otterrà. Con buona pace di tutti, ma non delle popolazioni colpite dal sisma, che però da sole rappresentano, vale la pena ricordarlo, il 2 per cento del pil nazionale. Mica noccioline. Appuntamento rimandato dunque alla battaglia sul patto di stabilità. Dove il tema dei comuni colpiti dal sisma potrà essere risollevato.

@rigaz1

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