Egitto, islamici bruciano una chiesa protetti dall’esercito – VIDEO

La chiesa di san Mina e san Giorgio è stata distrutta il 5 marzo scorso da migliaia di musulmani sotto gli occhi dell'esercito. Oltre 7 mila copti protestano da giorni davanti alla televisione egiziana al Cairo. Il vescovo di Giza: «L'esercito ha difeso gli islamici e ha impedito ai cristiani di spegnere il fuoco»

Continuano al Cairo le proteste davanti alla sede della tv egiziana di oltre 7 mila copti per chiedere la ricostruzione della chiesa di san Mina e san Giorgio, nel villaggio di Soul, incendiata e abbattuta lo scorso 5 marzo da migliaia di islamici. Come si vede nel video a fianco, mentre gli imam dagli altoparlanti delle moschee gridano “Allahu Akbar”, diversi uomini abbatteno i muri della chiesa con grandi martelli.

A protestare, insieme ai cristiani copti c’erano anche molti musulmani, segno, secondo p. Rafic Greiche, capo ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana, che l’unione tra le diverse fedi che si è creata durante la rivoluzione dei Gelsomini è ancora viva. Ad AsiaNews, p. Greiche dichiara però anche che 
il pericolo del fondamentalismo islamico è alto nel Paese: «Molti imam musulmani si oppongono al cambiamento dell’art. 2 della Costituzione, dove si afferma che la sharia è fonte di ispirazione per il diritto egiziano. Fin dall’inizio delle manifestazioni essi hanno sottolineato che erano disposti cambiare solo gli articoli riguardanti il governo e il parlamento, ma non quelli relativi alla sharia».

La chiesa di san Mina e san Giorgio è stata distrutte a causa di una relazione tra un cristiano copto,
Ashraf Iskander, e una donna musulmana. Il padre della ragazza si è rifiutato di sacrificare la figlia e uccidere il giovane cristiano, nonostante le pressioni della comunità islamica. Ad Ashraf era stato imposto di abbandonare il villaggio, ma la situazione è precipitata quando un cugino della ragazza ha deciso di uccidere lo zio per aver preferito la vita della figlia all’onore della famiglia. L’omicidio ha portato il fratello della donna a vendicare la morte del padre uccidendo il cugino. La serie di omicidi ha sconvolto la comunità musulmana, che ha subito additato i cristiani come principali responsabili della vicenda.   

Il capo del Supremo consiglio dell’esercito, Mohammed Tantawi, ha promesso per venire incontro ai copti che la chiesa verrà ricostruita prima di Pasqua. Il 5 marzo, durante l’attacco dei musulmani, l’esercito si è rifiutato di intervenire in difesa dei cristiani, nonostante i militari si trovassero a soli 7 chilometri dal villaggio di Soul.

Mons. Theodosius, vescovo di Giza, ha dichiarato a Freecopts: «L’esercito poi è arrivato ma ha difeso gli islamici che stavano distruggendo la chiesa. Inoltre, ha impedito ai cristiani, che stavano raggiungendo il posto, di spegnere il fuoco».

Exit mobile version