Eastwood al Super Bowl: «Quel che è vero per le squadre è vero per tutti noi»

Il grande attore nello spot della Chrysler al Super Bowl instaura un parallelo tra il football e la partita che sono chiamati a giocare i cittadini americani: «Ci siamo messi insieme e ci siamo rimessi a combattere. Ci sono momenti duri in cui la nebbia oscura la luce che sta oltre. Ma dopo queste tribolazioni, l'America è sempre ripartita da ciò che è giusto».

Il Super Bowl, vinto a fine match dai New York Giants, in una partita equilibrata ma incerta è l’emblema di un’America che sta ritrovando il suo volto: quello della possibilità per tutti di ricominciare, non da soli ma insieme come fu per i padri fondatori. Senza magie, ma con una strada da percorrere. Questo è anche il messaggio degli spot televisivi più attesi, trasmessi durante la finale seguita dall’intera nazione. Un messaggio ancor più atteso nell’anno delle elezioni presidenziali e di una profonda crisi, cominciata esattamente nel 2008, durante la nomina di Barack Obama alla Casa Bianca. Allora le speranze erano molte, le pubblicità trionfalistiche, quasi messianiche. Questa volta le più significative sono diverse. Trattengono il meglio degli Usa abbandonando, però, eccessi e alchimie, mantenendo sempre quel fondo di speranza che caratterizza l’animo americano, ma con un realismo rinnovato.

Emblematico in questo senso è lo spot di Chrysler. L’azienda automobilistica che nel 2011 è tornata per la prima volta, dal 1997, in utile netto. L’amministratore delegato Chrysler-Fiat, Sergio Marchionne, presentando la pubblicità l’aveva definita come «non convenzionale», rappresentante «lo spirito di quello che Chrysler è oggi, come vediamo il nostro ruolo nella società, la nostra passione e il nostro amore per questo paese».

Ieri sera a narrare il modello Chrysler c’era Clint Eastwood. L’attore ha instaurato un parallelo tra il football e la partita che sono chiamati a giocare i cittadini americani: «È il fine primo tempo, entrambe le squadre negli spogliatoi discutono su come vincere la partita. È fine primo tempo anche per l’America». Il riferimento è a chi è fermo, ai «lavoratori che si chiedono come faranno… Siamo tutti impauriti», ammette l’attore, spiegando che Detroit ne sa qualcosa. L’azienda che «ha quasi perso tutto», ha trovato però la via per rialzarsi: «Ci siamo messi insieme – prosegue Eastwood – e ci siamo rimessi a combattere. Ci sono momenti duri in cui si stenta a comprendersi a vicenda… in cui la nebbia oscura la luce che sta oltre. Ma dopo queste tribolazioni, l’America è sempre ripartita da ciò che è giusto».

Le immagini che scorrono sono quelle dei pompieri dell’11 settebre, di una famiglia e di bambini neri che vanno a scuola con i bianchi. «Abbiamo sempre trovato una via nuova nei momenti duri». Intanto appare un famiglia in macchina. Non ha nulla a che vedere con quelle del Mulino Bianco: un uomo, una donna e una ragazzina a bordo hanno il volto pensieroso, ma guardano avanti. Eastwood commenta che «quello che importa è come andremo avanti. Come possiamo metterci insieme per vincere». Perché «quello che è vero per le squadre è vero per tutti noi», dice l’attore mentre sullo sfondo appaiono una serie di automobili lucenti in fila. «Sì – conclude grave Eastwood – questo è il fine primo tempo dell’America. Il secondo tempo sta per cominciare».
Twitter: @frigeriobenedet

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