Dove sono le “prove schiaccianti” contro Del Turco? Le foto contro di lui sono state «manipolate»

Oggi al processo contro l'ex governatore, un perito ha dimostrato che le foto, che avrebbero dimostrato che aveva preso delle tangenti, sono state manipolate

Secondo l’allora procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, contro l’ex governatore Ottaviano Del Turco c’erano «una valanga di prove schiaccianti che non lasciano spazio alla difesa». Era il 14 luglio 2008, quando Trifuoggi parlava in un’affollata conferenza stampa, a poche ore dall’aver fatto scattare le manette ai polsi di Del Turco (carcerazione preventiva per 28 giorni). Oltre quattro anni dopo, nel processo Sanitopoli Abruzzo a Pescara, di almeno qualcuna di queste “prove schiaccianti” si è ancora in attesa: nel frattempo, Trifuoggi è andato in pensione, dei sei milioni di euro di tangenti versate a Del Turco dopo anni di conti setacciati non si è ancora trovata traccia (come ammesso in aula anche dal comandante della guardia di finanza che ha condotto le indagini). E il grande accusatore, il “re” delle cliniche private Vincenzo Angelini, si ritrova grande accusato a Chieti (bancarotta fraudolenta per 220 milioni di euro, spesi, a quanto pare, anche in una super collezione di quadri, che comprendevano opere di De Chirico, Guttuso, e persino Tiziano).
Non solo: dopo l’esame di oltre 120 testimoni d’accusa, stamattina è stato ascoltato il primo testimone della difesa, il perito Giacomo Gloria che ha attaccato duramente la principale delle prove che secondo l’accusa inchioda Del Turco. Si tratta delle famose fotografie, scattate dall’autista di Vincenzo Angelini, Dario Sciarrelli, che dovrebbero provare il momento in cui, il 2 novembre 2007, Angelini avrebbe consegnato le tangenti a Del Turco, in casa di questi a Collelongo, ottenendone in cambio una busta di mele (o frutta secca, questo l’accusa non lo ha mai ben chiarito). Questa la versione data da Angelini e dalla procura di Pescara. Ma così nella realtà non è secondo il perito Gloria.

MANIPOLAZIONE SULLE FOTO. «Le foto della presunta dazione da parte di Angelini a Del Turco, tra cui quelle relative ai soldi e alle mele, non sono state scattate il 2 novembre 2007, come sostiene l’accusa, ma un anno prima» ha detto Gloria, confermando quello che ha sempre dichiarato Del Turco, che per provare la sua innocenza aveva sempre affermato di non essere stato nemmeno in casa quel giorno. Gloria ha anzitutto spiegato che la memory card ordina le foto sempre secondo una sequenza temporale che comunque non può essere modificata: ciò significa che, anche se si lavora per modificare la data delle foto, non si può cambiare l’ordine delle foto scattate subito prima o dopo quella che interessa.
Nel caso specifico, la famosa prova di Collelongo è preceduta da foto alle segretarie di Angelini, che leggono un quotidiano del giugno 2006, e seguita da scatti ad un cantiere che era aperto sino al novembre 2006. Questi dunque i termini temporali a cui risale anche lo scatto dell’incontro a Collelongo: si tratta di un cambiamento importante, perché smentirebbe la versione di Angelini, e proverebbe quella di Del Turco, che ha parlato di incontri con tutt’altra finalità (nessuno scambio di mazzette, ma una richiesta pressante di aiuto da parte di Angelini, che temeva di essere arrestato: richiesta però insoddisfatta da Del Turco).

DOVE SONO LE PROVE SCHIACCIANTI? Il perito Gloria, inoltre, ha aggiunto che la memory card potrebbe essere stata manipolata il 5 novembre 2007, data a cui risale l’ultima modifica della card: quel giorno sarebbero state cancellate alcune foto, probabilmente perché servivano a provare che nessuna tangente era stata versata, ma quello tra Angelini e Del Turco era stato un incontro del tutto innocuo. La perizia sconfessa anche l’autista Sciarrelli, le due segretarie e la moglie di Angelini. In attesa del verdetto sulla vicenda, la perizia di Gloria si somma a quanto ha dichiarato in aula lo stesso presidente del tribunale, Carmelo De Santis, qualche settimana fa esaminando le foto, che ha ammesso di scorgere «solo sagome» indistinte. Si sarebbe ben lontani dunque dalla prova schiacciante. «Cinque anni e centoventi testimoni d’accusa per non dire nulla, ora ne basta uno della difesa per distruggere tutto» commenta a tempi.it Ottaviano Del Turco.

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