Donne di casa (automatizzata) e di salario

Da Walmart la paga per le donne era di 5,50 dollari all’ora. Betty riuscì a montare un’enorme class action contro una delle più potenti multinazionali americane. La Corte suprema la bocciò

Frances Gabe famosa per qualche tempo lo era stata. Ancora i vecchi vicini la ricordano con dispetto, certo per la serie di alani ai quali riservava il suo amore e affidava la sua sicurezza, ma soprattutto per il rumore della betoniera che impastava senza cessa calcestruzzo nel suo giardino dalle parti di Portland, su nell’Oregon. Ceramista e orafa di talento, se aveva un nemico era il dovere quotidiano di fare le faccende, di tenere pulita la casa, di fare il bucato, di rigovernare. A questo le serviva la betoniera: ad allestire una casa completamente automatizzata.

Non era una sognatrice, come il postino Cheval musa dei surrealisti, che con le pietre raccolte nei giri di distribuzione della posta, aveva innalzato nel giardino di casa un palazzo che riprendeva in scala le meraviglie esotiche scoperte sui settimanali popolari; non era un’imbonitrice, come i rappresentanti delle grandi aziende di elettrodomestici che alle fiere internazionali vantavano goffi robot di latta. La casa che si puliva da sola l’aveva costruita. E l’aveva brevettata (brevetto 4.428.085), con gli schemi degli ugelli che dal soffitto irroravano i pavimenti di acqua insaponata, di un armadio che conservava e lavava le stoviglie, di un sistema di lavaggio automatico della vasca da bagno. Giornali come il New York Times e il Guardian ne avevano parlato. Un’umorista l’aveva proposta come quinto personaggio del Mount Rushmore, accanto ai grandi presidenti degli Stati Uniti.

Quando morì il 26 dicembre scorso Frances Gabe aveva 105 anni. Nessuno la ricordò. Finché la settimana scorsa il New York Times non rimediò.

Betty Duke aveva undici tra fratelli e sorelle. Riuscì lo stesso a frequentare il college, divenne ministro battista, si impegnò perché nei negozi del suo quartiere le pubblicazioni oscene non fossero esposte alla vista dei minori. Nel 1994 fu assunta in una filiale di Walmart a trenta miglia da Oakland, in California. Per le donne la paga era di 5,50 dollari all’ora. Riuscì in nome dell’uguaglianza dei diritti tra i sessi a montare una class action di un milione e mezzo di donne contro una delle più potenti multinazionali americane. La Corte suprema la bocciò cinque a quattro, motivando che la società non era responsabile delle politiche salariali dei dirigenti locali.

Betty è morta lunedì 10 luglio.

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