Dio in tribunale (siamo figli di un disegno intelligente o frutto di uno scarabocchio scimmiesco?)

L'ANIMA LIBERAL DELL'AMERICA SI SCANDALIZZA PERCHé IN UNA SCUOLA SI METTONO IN DUBBIO LE TEORIE NEODARWINISTE. TRA ECCESSI EVANGELICI E RIDUZIONI MATERIALISTE UNA NAZIONE DISCUTE SULL'ORIGINE DELL'UOMO E SULL'IRRIDUCIBILE COMPLESSITà DELLA NATURA

Harrisburg (Pennsylvania). In America il dibattito sull’evoluzione, le origini della vita, il senso del nascere e del morire e quindi l’essere parte della «comunità dei vivi», come la chiamava Edmund Burke, è una controversia aperta e antica e in movimento quanto la democrazia. Si chiama ‘disegno intelligente’ ed è la nuova teoria scientifica processata dal 26 settembre scorso in una corte federale di Harrisburg, la capitale della Pennsylvania. Quasi tutti i grandi editorialisti d’America, da William Safire a Charles Krauthammer, da David Brooks a Paul Krugman, forse un po’ costretti, gli hanno dedicato almeno una column, molti di loro rifiutandola basiti perché ancora se ne parla, di Darwin, di chi siamo, se c’è un senso. ‘Sì ancora c’è’, dicono gli americani nei sondaggi, anche e soprattutto dopo tutto quello che la scienza ci ha riferito, magari che i sentimenti sono il risultato di processi elettrochimici e l’embrione solo una ‘palla di cellule’ fino al fatidico quattordicesimo giorno. Sì, se ne parla, e con quale veemenza culturale. è persino successo che un celebre filosofo ateo, il vecchio inglese Antony Flew, abbracciasse pubblicamente il disegno intelligente per ‘convertirsi’ all’idea che Dio, perché forse un designer esiste e tutto è un caso e niente è un caso, così attirandosi il pubblico ludibrio degli intellettuali britannici. E ha detto che non lo ha capito in un inginocchiatoio metodista, ma leggendo le ultime scoperte sul Dna.

LACUNE DARWINIANE
Il presidente degli Stati Uniti, il primo di agosto, ha dichiarato che il disegno intelligente dovrebbe essere insegnato nelle scuole in nome del pluralismo e del liberalismo americano. Si è detto che lo ha fatto per motivi politici, per tenersi buono il popolo della ‘cintura della Bibbia’ che ha contribuito alla sua rielezione nel 2004. Ma in fondo era politico anche il gesto geniale e straordinario di andare in tv con ventuno ex embrioni, cioè bambini nati da embrioni congelati. Un argomento – quello che tutto è politica – che in mano al demi-monde della East Coast sa tanto di ritirata dal dibattito culturale. Questa teoria intelligente dell’evoluzione è nata nei primi anni Novanta e sostiene che sia non solo sbagliata, ma soprattutto ideologica, la concezione neodarwiniana dell’evoluzione, quella basata sulla mutazione genetica casuale e la selezione naturale. Secondo i sostenitori del disegno intelligente, i cui principali relatori sono Michael Behe e William Dembski, esiste una «complessità irriducibile» in alcuni organismi umani, come il Dna, il batterio, l’occhio e il sistema nervoso per dirne alcuni, tale che il caso non può essere la spiegazione razionale e scientifica della loro esistenza. Non rifiutano l’evoluzione tout court, ma il suo essere diventato feticcio ideologico che esclude ogni plausibile razionalità nella storia umana, il suo essere maschera per una filosofia del mondo riduzionista e materialista da cui passa tutto il resto, eutanasia, manipolazione embrionale, ingegneria genetica. Philip Johnson, un ex docente della California University che oggi vive in un bungalow nella Bay Area, ha detto di voler «sostituire la guerra culturale sull’evoluzione con un dibattito intellettuale sano e vigoroso». Il più grande giudice della Corte Suprema, Antonin Scalia, nel 1987 parlò contro l’«imbarazzante establishment scientifico».
Dicevamo del tribunale. Nella primavera del 2004 in una piccola comunità rurale della Pennsylvania, Dover, la locale commissione scolastica a maggioranza ha approvato un nuovo curriculum scientifico con cui ha invitato gli insegnanti di scienza a menzionare agli studenti il disegno intelligente, senza però escludere l’evoluzione. La commissione, che si è spaccata sul sei a tre, ha approvato la seguente risoluzione: «Gli studenti devono essere avvertiti delle lacune e dei problemi della teoria di Darwin». La commissione scolastica ha acquistato un nuovo libro per la biblioteca (Of Pandas and People) e gli insegnanti hanno letto una sola volta, a una sola classe (il nono grado), il documento che avvertiva gli studenti delle lacune della teoria di Darwin. Di lì in poi, un putiferio. Quattro potenti organizzazioni liberal americane hanno offerto assistenza legale a undici fra genitori, insegnanti e membri della commissione che si sono sentiti offesi per questa «nuova idea creazionista». La difesa è rappresentata dalla battagliera e minuta truppa di avvocati del Thomas More Law Center, guidati da Richard Thompson, l’uomo che in tribunale ha già sconfitto il paladino dell’eutanasia americana, Jack Kevorkian. Per il quale sul disegno intelligente si salderà il nuovo ecumenismo fra cattolici ed evangelici negli Stati Uniti. Le cose però si complicano, perché il capo della commissione di Dover, William Buckingham, è un tipo che non va troppo per il sottile: «Questa nazione non è stata fondata sul credo islamico o sull’evoluzione. Duemila anni fa qualcuno è morto sulla croce. Si potrà stare dalla sua parte?».

IL PROCESSO ALLA SCIMMIA
A parte certi eccessi evangelici, in gioco sul disegno intelligente c’è la storia dell’America, il suo federalismo e quindi la libertà per un piccolo consiglio scolastico di essere autonomo dal governo federale. Non esiste negli Stati Uniti un organismo platonico, quelle che da noi chiamiamo soddisfatti ‘commissioni’, che legiferi per tutti gli Stati sui programmi scolastici e stabilisca definitivamente cosa sia la verità. Poi in gioco c’è un sacrosanto principio di libertà scolastica, magica e speciale solo negli States, dove davvero il pluralismo non è mai stata parola sovietica come in Italia. E il tormentato rapporto fra religione e politica, con tutti i cronisti dei quotidiani liberal inviati ad Harrisburg, dove si svolge il processo, che usano la cosiddetta ‘separazione fra Stato e Chiesa’ come una metafora per tutti i mali d’America. Imputandoli, ovviamente, ai settanta milioni di evangelici che terrebbero in scacco il paese con il loro ‘fondamentalismo’, questa sì una parola politica. Negli Stati Uniti non c’è nemmeno una Chiesa né uno Stato, come li intendiamo noi in Europa. Il copione della storia di Dover non è lo stesso, come scrivono i grandi giornali italiani, del famoso ‘processo della Scimmia’, quando nel 1925, Stato del Tennessee, un insegnante di scienza, John Scopes, venne processato per aver insegnato l’evoluzione e violato così una legge statale. Fu allora, secondo Mokhtar Ben Barka, che gli evangelici duri e puri «scesero per la prima volta sul terreno della polemica sociale». Quel processo a Darwin era figlio dell’America descritta con forse fin troppo sarcasmo dal giornalista Henry Mencken: «Una cloaca di battisti, un fetore di metodismo, incantatori di serpenti ed evangelisti sifilitici».
Oggi non è più così, esiste una preoccupazione culturale comune a cattolici e protestanti sul ruolo della scuola pubblica, su cosa significhi sussidiarietà, sui timori che la scuola diventi un contenitore di desolazioni culturali e luoghi comuni, o addirittura il volano di un’agenda ateistica. La paura, ha spiegato il filosofo evoluzionista Michael Ruse, è che il darwinismo sia diventato cioè un credo religioso intollerante, che non lascia spazio a domande sul senso religioso: «Ora penso che i creazionisti siano assolutamente dalla parte della ragione. L’evoluzione è promossa dai suoi praticanti come e più che una scienza. L’evoluzione è promulgata come un’ideologia, una religione secolare in alternativa al cristianesimo. Sono un ardente evoluzionista e un ex-cristiano, ma devo ammettere questo. I letteralisti hanno ragione, l’evoluzione è una religione. Questo era vero dell’evoluzione all’inizio ed è vero oggi». Nicholas Miller, un importante saggista americano, ha scritto che «l’insegnamento sponsorizzato dal governo di un’evoluzione naturalistica e materialistica come la sola e ortodossa visione sull’origine della vita è il più esteso attacco alle convinzioni private religiose degli americani. Gli insegnanti delle scuole pubbliche stanno lavorando sotto un regime dove sono virtualmente forzati a disgregare le visioni di almeno il novanta per cento dei loro studenti. Continuare a ignorare le tensioni esistenti nell’educazione finirà per incrementare le richieste fondamentaliste di ritornare a una istruzione religiosa nelle scuole». Cioè la battaglia che negli Stati Uniti è sempre stata dei cattolici.

FASCINO E BELLEZZA TRA I MAIALI
I due terzi degli americani, dice un sondaggio del New York Times, sono favorevoli all’insegnamento del ‘disegno intelligente’ nelle scuole pubbliche, fino al settanta per cento pensa che sia possibile credere nell’evoluzione e al tempo stesso «pensare che Dio abbia creato gli umani e guidato il loro sviluppo». C’è anche un altro fattore, questo meno culturale ma di alto valore giuridico. Molti costituzionalisti pro-choice sostengono che con la sua decisione del 1973 sul caso Roe vs. Wade, la Corte Suprema ha privato il popolo americano del suo potere, ha impedito che l’aborto restasse un tema discusso, controverso, aperto, pacificandolo invece in un ‘diritto’. Se il giudice della corte federale di Harrisburg prendesse una simile decisione sul disegno intelligente (prevista per novembre), cioè decidesse che è incostituzionale insegnarlo a scuola, si ripeterebbe una storia vecchia quarant’anni: togliere potere, autonomia e quindi libertà ai cinquanta Stati d’America dove da un decennio si discute e ci si denuncia, ma producendo pur sempre grande letteratura, su come affrontare scientificamente e culturalmente il più importante dei temi: la creazione, e quindi se la vita e la realtà hanno un logos, se la ragione è inutile o preziosa e se il fatto che ci siamo evoluti da una placenta oceanica ci tolga il diritto di interrogarci sul significato da attribuire all’educazione. Arrivando a Dayton, dove si svolgeva il processo a Scopes, Mencken scrisse: «La città, devo confessarlo, mi ha davvero sorpreso. Mi aspettavo di trovare uno squallido villaggio del Sud, con i neri che sonnecchiavano nelle stalle per i cavalli, i maiali intorno alle case e gli abitanti malati di malaria. Ciò che trovai fu una regione di fascino e bellezza». Nella guerra sull’evoluzione, o ‘crociata’ come piace chiamarla al Time, si riflette tutta la bellezza e la contraddizione degli Stati Uniti.

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