Dell’Utri, è stata annullata la sentenza di condanna

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello di condanna a 7 anni per Marcello Dell'Utri. Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di secondo grado dovrà essere rifatto a Palermo davanti ad altri giudici. Il pg di Cassazione: «L'accusa non è descritta, il dolo non è provato. Non è stato rispettato il ragionevole dubbio».

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello di condanna a 7 anni per Marcello Dell’Utri, senatore Pdl. Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di secondo grado dovrà essere rifatto a Palermo davanti ad altri giudici. 

Il 29 giugno 2010 a Palermo Dell’Utri era stato condannato in appello a 7 anni, con una riduzione della pena cui era stato già condannato in primo grado (9 anni). In particolare, la Corte d’Appello siciliana lo aveva ritenuto responsabile di un concorso esterno alla mafia fino al 1992, ritenendo invece non provata la contiguità per gli anni successivi (motivo per cui Dell’Utri era stato assolto per le accuse dopo il ’92).

Stamane, prima che la Suprema corte si ritirasse per sentenziare, il procuratore generale presso la Cassazione, Francesco Iacovello, aveva chiesto l’annullamento della sentenza d’appello di condanna a 7 anni di carcere a Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, con rinvio ad altra corte. Secondo il pg Iacovello, infatti, nella sentenza della corte d’Appello emergono «gravi lacune» giuridiche per mancanza di motivazione e carenza di specificazione sulla condotta contestata a Dell’Utri. Nella requisitoria, il pg Iacovello aveva evidenziato che «l’accusa non viene descritta, il dolo non è provato, e precedenti giurisprudenziali non ce ne sono. Non viene citata nemmeno la sentenza “Mannino” di Cassazione, che invece è un punto di riferimento imprescindibile per processi del genere», riferendosi alla sentenza delle Sezioni Unite di Cassazione del 2005, che aveva definito per la prima volta i parametri per cui si possa ritenere provato o meno il reato di concorso esterno.

Iacovello aveva anche chiesto il rigetto del ricorso della procura di Palermo, che invece chiedeva un inasprimento della condanna per Dell’Utri. Il pg Iacovello aveva inoltre sottolineato che «Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell’Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio», e che non poteva essere messo in discussione il «grandissimo e indiscusso profilo professionale» della V sezione penale della Cassazione, che giudica Dell’Utri, investita nei passati giorni dalle polemiche per un’amicizia stretta tra il presidente della corte, Aldo Grassi, e l’ex giudice di Cassazione Corrado Carnevale, definito «l’ammazza-sentenze». In alternativa all’annullamento con rinvio della sentenza di condanna d’Appello, il pg Iacovello aveva chiesto il rinvio della causa alle Sezioni unite della Cassazione.

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