Dario Fo oggi fa il grillino. «Ma io me lo ricordo quando declamava “Boia chi molla”»

Il premio Nobel «fa lo schifiltoso buffone» nei confronti di Brunetta e Schifani, ma un lettore di Avvenire lo ricorda bene nelle squadre della Repubblica Sociale

Dario Fo, dopo le battute volgari su Renato Brunetta e Renato Schifani, fa il sorpreso/offeso. «Ci risiamo, piovono pietre! – ha detto al blog di Beppe Grillo -. È straordinario: tutte le volte che mi capita di scrivere o recitare un lazzo grottesco su un personaggio politico della destra e qualche volta anche della sinistra, vengo subito aggredito da una caterva di insulti dai soliti giornali moralmente corretti e dai media in genere».

Povero Dario, ce l’hanno tutti con lui. In realtà, però, le parole più dure sul suo conto sono state scritte ieri nella rubrica delle lettere su Avvenire. Rivolgendosi al direttore Marco Tarquinio, il lettore Silvio Ghielmi ha scritto: «Caro direttore, adesso l’ignobile Dario Fo fa lo schifiltoso buffone nei confronti dei due Renati (Brunetta e Schifani). Ma io, varesino coetaneo, scampato con fuga in Svizzera organizzata da don Motta e da Vittorione (che, dopo, fu presbitero) lo ricordo nelle squadre della Repubblica Sociale che declamavano: “Boia chi molla”. Una di queste squadre mandò in “viaggio turistico” in Germania (1944) mio cognato Antonio, che se la cavò, rientrando però con la salute rovinata, e se ora fosse qui sarebbe schifato del sopranominato Dario».

Tarquinio, pur premettendo che «Dario Fo non va impiccato a un errore compiuto nei suoi verdi anni. Errare, come si sa, è umano», finisce col dare ragione al suo interlocutore: «Lei ha perfettamente ragione: perseverare è diabolico. E la logica del “boia chi molla” nella guerra al “nemico” designato si rivela regolarmente devastante e ingiusta, sia che la si applichi, ancora giovanissimo, da destra, sia che la si usi, ormai più che maturo, da sinistra. Non solo: la pretesa di dividere sempre e comunque, in modo manicheo, il mondo in bianco e nero (che è cosa ben diversa dal distinguere il bene dal male…) può rivelarsi davvero stupida e feroce». Soprattutto per uno che, «come Fo, s’è impancato per anni a maestro che, con la schiettezza del giullare, spiega libertà, autenticità e civiltà a tutti, dovrebbe fare uno sforzo supplementare. Altrimenti la sua stessa “satira” che degenera in cattiva invettiva umana finirà per sfregiarlo amaramente».

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