Cuccia, coccodrilli e squali

Bokassa

Sembra che Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca, stia raccogliendo la collezione dei giornali dell’ultimo mese e mezzo. Sebbene si avvii verso i 92 anni, il banchiere per antonomasia non ha alcuna intenzione di lasciare la sua “valle di lacrime” e quindi, in previsione di futuri assetti di potere, sta tagliando e incollando “ritagli di necrologi” che gli hanno fatto alcuni noti columnisti italiani. Il “grande vecchio” appare abbastanza sorpreso da alcune novità di schieramento. In effetti il “coccodrillo” gli è stato anticipato anche da vecchi amici come Indro Montanelli, forse inconsapevolmente. Ovviamente il “coccodrillone” è uscito, a più riprese, sulle pagine di Repubblica. Tutti hanno portato “fiori e opere di bene”. Ma sembra che Cuccia, al contrario di quanto si pensi scrupolosissimo lettore di quotidiani, abbia notato che c’è un filo rosso che lega, trasversalmente, diversi e importanti quotidiani italiani, sia della maggioranza che della cosiddetta opposizione. Narrano cronache antichissime, che Cuccia abbia aspirato a fare il cronista, in gioventù, al “Messaggero” di Roma. Ma comprese subito due cose: l’inutilità della stampa in Italia e la possibilità di diventare “vago” come i giornalisti italiani. Tanto è vero che, alcuni anni fa, quando gli fecero un altro prematuro necrologio, disse a Vincenzo Maranghi guardando sul giornale che da circa un secolo controlla: “Ma riusciamo a gestirli, almeno, questi benedetti necrologi? Sono l’unica cosa importante”. In questi giorni, a Maranghi non ha più posto neppure l’ironica domanda: vede la linea del suo giornale di riferimento e sa valutare le intelligenze che vi lavorano. Certamente per la partita che sta giocando, il fondatore di Mediobanca ha subito compreso che esiste un “network Fiat” che non gli era mai stato sconosciuto, ma che mai aveva toccato con mano con tanta precisione. Però, come ripetiamo, il “grande vecchio” non dà tanto peso ai giornalisti e nemmeno ai giornali. Piuttosto guarda all’operato “molto vago” di certi editori. D’accordo sul “network Fiat”, d’accordo sulla lucidità di Montanelli, ma che persino gli ultimi arrivati nella cordata del “ragionier Colaninno” si mettano a tifare per Bernabé e preghino anticipatamente per lui, questo, Enrico Cuccia lo sopporta poco. Si dice che abbia fatto sapere in giro: “Non c’è bisogno che i direttori siano intelligenti. Ma perlomeno che sappiano, in alcune ore del giorno, quale è la mano destra e quale è la mano sinistra”.

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