Croati al Sinodo: «Del comunismo sopravvive l’ideologia materialista e atea»

L’intervento di monsignor Ðuro Hrnanic, vescovo croato, alla decima Congregazione del Sinodo dei Vescovi.

(tratto da ZENIT.orgRiportiamo di seguito l’intervento di S. E. R. Mons. Ðuro Hrnanic, vescovo titolare di Gaudiaba, ausiliare e vicario generale di Ðakovo-Osijek (Croazia), alla decima Congregazione del Sinodo dei Vescovi (13 ottobre 2012).

La Chiesa in Croazia ancora ha molta gente e la questione dell’evangelizzazione gira intorno ai tentativi catechistici e mistagogici di approfondire la fede personale e sue dimensioni ecclesiale e sacramentale, affinché essi riescano a sopravvivere alle spinte crescenti verso la secolarizzazione in atto, affinché diventino capaci di giustificare le ragioni della propria speranza e di assumersi la responsabilità nei diversi campi della vita pubblica.

Sebbene il comunismo sia crollato, sono rimasti tuttora i suoi frammenti, tuttora operanti dappertutto, nascosti nelle mentalità e nei modelli di vita. Sono presenti anche nella mentalità dei cattolici, tentati di ritirarsi sia dalla vita politica, che dalla società civile. I resti ideologici di stampo materialista ed ateo negli ultimi anni si sono avvicinati alle posizioni, ai valori e alle esigenze del neocapitalismo liberale.

Con la scusa della tutela e della promozione dei diritti umani, della libertà e della democrazia, essi divulgano tramite la vita politica, i mass media e le associazioni della società civile uno stile di vita del tutto libertino. Poiché si presentano come portavoce e protettori della democrazia, dell’approccio scientifico e culturale, le loro prese di posizione diventano indiscutibili.

Dietro a una demagogia della tolleranza, spesso ci scontriamo in realtà con una cultura dell’ironia e dell’irriverenza nei confronti della fede e dei valori cristiani. Tante volte non soltanto i cattolici in Croazia, ma anche altrove si sentono oggi come Alexamenos all’alba del cristianesimo nell’ambito della scuola degli schiavi imperiali al Palatino destinati a servire l’imperatore. Si sente il bisogno di cercare un approccio adatto che prima dell’annuncio Evangelico, si sforzi di comprendere, di accettare e di entrare in dialogo a livello culturale ed antropologico.


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