Covid, dietro le sbarre aumenta il numero dei contagiati

In poche settimane si è registrato un incremento dei positivi nelle carceri pari a quasi il 450%

A parte il Riformista, Radio radicale e qualcun altro, in pochi si curano di cosa stia accadendo dentro le carceri con l’emergenza Covid. Anche lì, siamo tornati nella situazione in cui eravamo in primavera, se non peggiore. Gennarino De Fazio, Segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha fornito alcuni dati: «Sono 758 casi tra i detenuti, 936 tra gli operatori. In una settimana quasi 200 casi in più. Siamo a 1700 positivi».

Come ha scritto Riccardo Arena su Il Post «quello che colpisce è la rapidità di diffusione del virus nei penitenziari. E questo perché, non solo in tre mesi si è passati da 21 contagiati a oltre 1.500, ma anche perché in poche settimane si è registrato un incremento dei positivi nelle carceri pari a quasi il 450% (il 27 ottobre risultavano contagiati 344 persone tra detenuti, agenti e operatori)».

Dove sta Bonafede?

Inoltre, secondo lAssociazione Antigone, «sono 33 i bambini con meno di tre anni in carcere con le loro 31 madri. Due di questi bambini sono risultati positivi al Covid 19. Sempre – e ora in particolare – non c’è nessuna ragione di sicurezza, che non possa essere affrontata, che impedisca di trovare alternative al carcere».

«La conferenza dei Garanti territoriali – scrive Il Riformista – ha chiesto modifiche al dl “Ristori” per incidere sul sovraffollamento. Le hanno chieste al Parlamento. Anche perché del ministro – che dovrebbe essere Alfonso Bonafede, salvo smentite – non c’è più traccia. Quali modifiche sono possibili? Sono necessarie almeno 20 o 30 mila scarcerazioni. Bisogna mandare a casa i detenuti con residui brevi della pena (due o tre anni) e i prigionieri non pericolosi (che sono la maggioranza). Bisogna farlo in fretta».

Foto Ansa

Exit mobile version