Contributo di un lettore: La ricerca del colpevole ci fa dimenticare di essere tutti uomini

Vedo regressione, l’attenzione è spasmodica nei confronti dei “cattivi” da crocifiggere e, parallelamente, come un popolo di adolescenti inseguiamo dei miti, buoni o cattivi che siano. Perchè? Per innalzare i buoni sugli altari e gettare i cattivi nelle segrete del castello

Riceviamo e pubblichiamo un commento di un lettore, Gianni Ferrari, autore del blog “Discussioni socialiste”, sulla tragedia del naufragio della Concordia.

Recenti accadimenti come il tentativo di fare arrestare Cosentino, il naufragio della Concordia e la costante ricerca dell’appoggio dell’opinione pubblica da parte politici di molti schieramenti e dell’audience popolare da parte di magistrati, mi dà la misura che viviamo in un paese malato. Parafrasando Bertold Brecht: mi chiedo se non sia sciagurata questa Italia che ha bisogno di eroi e di vigliacchi.

Probabilmente la crisi è frustrante per molti. Vedo regressione, l’attenzione è spasmodica nei confronti dei “cattivi” da crocifiggere e, parallelamente, come un popolo di adolescenti inseguiamo dei miti, buoni o cattivi che siano. Perché? Per innalzare i buoni sugli altari e gettare i cattivi nelle segrete del castello. Ma l’essere umano è un mistero insondabile; ogni uomo, per chi vi crede, è immagine di Dio ma non conosce la perfezione. Chiunque può essere stato eroe oggi e vile ieri ma le logiche che lo avranno spinto ad agire nell’uno e nell’altro caso sono insondabili. Laici e cattolici stanno dimenticando la perla delle loro idee: la tolleranza. Tutto può accadere, ma bisogna essere tolleranti e accettanti verso l’altro. Io lo sono, forse perché consapevole di essere, potenzialmente, il peggiore di tutti. Il tessuto sociale del nostro paese è sgretolato e spera di riaggregarsi espellendo il diverso.

Il male, si vuole continuare a credere, è altro da noi e raffigurabile nelle minoranze, nel diverso, nell’icona del “vile”. Schettino non poteva capitare più a proposito, “splendida” la telefonata con De Falco, un San Giorgio con la spada di fuoco che infilza la miseria umana dell’altro. La ricerca di simboli sia positivi sia negativi lascia in secondo piano quello che, invece, non dovrebbe essere mai perso di vista: siamo tutti uomini, socialmente organizzati perché animali sociali e, proprio in virtù di questo, non dobbiamo mai dimenticare che non esiste l’ “altro” ma un altro possibile io che, se avrà sbagliato, siccome abbiamo una legislazione, pagherà la sua colpa. Ma, anche in presenza della massima condanna, non perderà la condizione di essere umano.

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