Conclave. «Extra omnes» e prima fumata nera

I cardinali hanno iniziato la processione che parte dalla Cappella Paolina per avviarsi al Conclave. Prestano giuramento con una mano sul Vangelo

Preceduti dalla Croce e dal libro dei Vangeli, al canto delle litanie dei Santi, i cardinali hanno iniziato alle 16.30 circa la processione che parte dalla Cappella Paolina per avviarsi al Conclave. Dopo l’ingresso in Sistina è stato intonato il ‘Veni creator’ e pronunciato il giuramento dal cardinale Giovanni Battista Re, il piu anziano dell’ordine dei vescovi, ripetuto da ogni singolo porporato secondo la formula «Ed io cardinale prometto, mi obbligo e giuro».

È seguita la seconda meditazione guidata dal maltese Prosper Grech e l’avvio ufficiale del Conclave per eleggere il 266esimo vescovo di Roma, quando il maestro delle celebrazioni liturgiche pontifice, monsignor Guido Marini, ha intimato “l’Extra omnes” (“Fuori tutti”). Da quel momento ogni contatto con il mondo esterno è stato vietato fino all’elezione del nuovo Pontefice.

I 115 cardinali trovano, nella cappella quattrocentesca che ospita per la 25esima volta un Conclave, sedie di ciliegio, ognuna segnata con nome e cognome di ogni elettore, e dodici tavoli, sei sul lato destro e sei sul sinistro, disposti su due file di diverso livello. Ai porporati viene consegnata una penna, una cartellina rossa e una scheda per scrutinio.

Davanti all’altare, con le spalle rivolte al Giudizio universale di Michelangelo, ci sono un leggio con il Vangelo su cui prestare giuramento e il tavolo degli scrutatores.

Estratti a sorte fra i cardinali elettori dall’ultimo cardinale diacono, vengono scelti così nove nomi: tre scrutatori, tre revisori e tre incaricati di raccogliere il voto degli infermi.

Questo primo giorno di Conclave, come tradizione, c’è un solo turno di elezioni. Dal secondo giorno sono previste quattro votazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Ogni elettore riceve dei foglietti intestati, con la scritta «Eligo in Summum Ponteficem». I cardinali scrivono il nome del candidato prescelto e, mentre consegnano la scheda, recitano la formula del giuramento del “Secundum Deum”.

Piegato il foglietto, ogni cardinale si avvia verso l’altare per riporlo in un’urna. Una volta che tutti hanno compiuto questa operazione, i cardinali scrutatores contano tutti i foglietti, li ripongono in un’altra urna. Successivamente vengono letti ad alta voce e registrati i voti espressi. Ogni foglietto viene poi cucito con ago e filo e inserito in una stufa per essere poi bruciato. Se l’elezione ha dato esito negativo, nella stufa, posta dietro la cancellata marmorea, viene aggiunta una sostanza chimica affinché i foglietti emettano una fumata nera.

Per avere una fumata bianca occorre che uno dei cardinali raccolga i due terzi delle preferenze, 77 in questo caso. Solo dal 34esimo scrutinio si procede al ballottaggio tra i due cardinali che hanno ricevuto più voti nell’ultimo scrutinio, i quali però non possono votare. Raggiunta la soglia dei due terzi, il cardinale decano si rivolge all’eletto chiedendogli se accetta l’incarico e, in caso di risposta affermativa, gli chiede quale nome pontificale intende scegliere. Il nuovo Pontefice viene accompagnato nella Stanza delle lacrime, dove viene aiutato a indossare i paramenti papali (zucchetto bianco, mantelletta e stola rossa, rocchetto e tonaca bianca).

È l’ultimo passo prima della presentazione del nuovo Pontefice ai fedeli. Il cardinale protodiacono si affaccia dal balcone della loggia centrale della Basilica di San Pietro per pronunciare la formula «Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam», seguito dal nome e cognome del cardinale eletto e dal suo nome pontificale. Solo allora il nuovo Papa si mostra sul balcone per impartire la benedizione Urbi et orbi.

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