Concato e Pino Daniele, due album “fai da te”

Il milanese Fabio Concato e il napoletano Pino Daniele escono con il loro nuovo cd. Concato (“Tutto qua”) e Daniele (“La grande madre”), dopo alterne vicende hanno deciso di autoprodursi.

Due graditi ritorni, una storia in comune. Il milanese Fabio Concato e il napoletano Pino Daniele hanno scelto lo stesso giorno (20 marzo) per pubblicare il loro nuovo cd, che ha per entrambi la stessa valenza storica e artistica. Non sappiamo se si siano messi d’accordo, ma per Concato (“Tutto qua”) e Daniele (“La grande madre”), i nuovi appuntamenti discografici con il pubblico segnano un ritorno dopo anni di vicissitudini, legate ad un vistoso calo d’ispirazione, ma anche alle accresciute difficoltà del mercato discografico. I due artisti, nomi piuttosto rilevanti della dinastia cantautorale tricolore, in auge dall’alba degli anni Ottanta, hanno risolto la loro impasse creativa, affidandosi alle cure di etichette indipendenti. Di fatto si sono autoprodotti, alla faccia delle case discografiche multinazionali, un po’ ingrate, che li avevano abbandonati in mezzo ad una strada, approfittando della loro involuzione compositiva.
Insomma, Concato e Daniele si sono scoperti imprenditori di se stessi e, dopo gli inevitabili tentennamenti, eccoli, di nuovo, sugli scaffali dei negozi con idee e muscoli.

Concato era “assente” da ben undici anni. Qualche grana con i discografici, un periodo sull’Aventino, un lungo periodo di riflessione che lo ha portato a meditare sulle situazioni di abbandono dei meno fortunati. Si era proposto al Festival di Sanremo, accorgendosi soltanto attraverso la televisione di non essere stato scelto. Il suo lavoro è una manciata di canzoni, quadretti musicali dal color pastello, nel suo classico stile intimista: storie quotidiane di amicizia e innamoramento, cenni di realtà marginalizzate. Archi in modica quantità, hammond e tastiere in libertà, fiati che si inseriscono con pudore. Forse manca “il” pezzo, quello della cosiddetta rotazione radiofonica, ma quando Concato incrocia il pianista jazz Stefano Bollani, beh, standing ovation!

Daniele si affida ad una band strepitosa: Steve Gadd alla batteria, Mel Collins al sax, Chris Stainton alle tastiere, nomi che evocano Paul Simon e Joe Cocker, più altri “session men” anglo americani, e via, con un suono “international”, compatto e preciso, in cui Daniele “santaneggia” con la sua chitarra, sorreggendo con ottimi risultati quella voce  un po’ afona, sempre al limite del falsetto. È un tuffo nelle origini che fecero di Daniele un’icona della new wave cantautorale negli anni Ottanta, che strizzava l’occhio ai mix pop-jazz.
Buone vibrazioni, dunque, che pescano esplicitamente dalla cultura popolare (il melodramma), per finire nelle praterie “fusion” alla Steely Dan. Un buon prodotto, un pop più che dignitoso, dopo tante prove inconcludenti e dispersive, nel solco del sound solare di “Non calpestare i fiori del deserto” (1995).

Sia Concato sia Daniele presentano il cd in un packaging deluxe: foto, testi dei brani leggibili, note di copertina esaurienti. Concato inserisce un tagliando per scaricare gratis ben cinque brani inediti in versione acustica; Daniele stupisce con un imponente booklet, denso di foto e parole che spiegano la filosofia ecologica, un po’ panteista, del lavoro. C’è anche la stampa degli spartiti di alcune canzoni.
Vantaggi del cd “fai da te”, forse impossibili da sostenere per il budget del marketing delle case discografiche multinazionali.

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