Come si dice sussidiarietà in tutte le lingue d’Italia

Esiste oggi, in Italia, un generico consenso verso una maggior responsabilizzazione delle persone e dei gruppi sociali che prende impulso, nel segno della sussidiarietà, anche da persone di orientamenti molto differenti. Tale consenso è tuttavia piuttosto variegato.
Angeletti, segretario della Uil, afferma che la sussidiarietà riguarda strettamente i rapporti tra Stato e società, che da essa vengono regolati e definiti in modo tale da non creare squilibri e invadenze inopportune, garantendo così una reale coesione sociale basata anche sul giusto rapporto tra globale e locale. Epifani, segretario della Cgil, lega tale principio alla capacità di integrare le risorse, le esperienze, le capacità del pubblico e del privato per realizzare una rete di servizi qualificati nella quale si possa esprimere anche la possibilità di scelta del cittadino. Bonanni, segretario della Cisl, nella convinzione che lo Stato da solo non riesca a svolgere tutte le funzioni, concepisce la sussidiarietà in relazione all’importante contributo alla crescita di tutta la comunità dei corpi intermedi, di una società che si auto-organizza, che produce efficienza, solidarietà e servizi. Rutelli, nell’intento di superare vecchie filosofie stataliste, la concepisce come un metodo sul quale si basa il confronto e la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, i settori sociali ed economici, secondo il criterio di un equo riconoscimento di diritti e doveri, una bilanciata attribuzione di funzioni e poteri, un’effettiva condivisione di responsabilità. Per questo, anche in un campo cruciale come l’educazione, ritiene vada salvaguardato il diritto dei genitori di scegliere il progetto educativo ritenuto più adatto ai propri figli, purché lo Stato garantisca il rispetto di indirizzi generali e standard uniformi sull’intero territorio nazionale. Formigoni infine individua nella sussidiarietà il vero nodo politico, il ponte che può far ripartire il dialogo tra i poli, nella convinzione che essa sia l’attuazione nel concreto del primato della persona rispetto alle istituzioni e del primato della società civile rispetto al potere politico.
Già da questi interventi si intravede quale sia il nodo ancora da sciogliere, perché lo slogan coniato da don Giussani 20 anni fa, “Più società, meno Stato”, diventi criterio ideale e linea guida della convivenza.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
Tratto dall’editoriale dell’ultimo numero di Atlantide, la rivista trimestrale della Fondazione, in edicola a Milano e Roma e nelle librerie dal 15 giugno.

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