DALLA CARRIERA AGLI ULTIMI. Guido, cresciuto in una famiglia cattolica, ha sempre amato trascorrere il suo tempo libero sulle spiagge di Rio, affascinato dall’Oceano che, come diceva spesso agli amici, gli faceva percepire con forza la presenza di Dio. L’altra sua passione, la cura degli altri, ereditata dal padre medico, divenne la sua professione. Dopo la specializzazione in medicina generale qualcosa cambiò in lui. Folgorato da un passo bibilico («non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo»), sebbene avviato verso una promettente carriera decise di intraprendere una nuova strada. «Gesù aiutami a prendermi cura dei poveri», disse sentendo crescere in sé una nuova vocazione. Dopo aver incontrato le Missionarie della Carità dell’ordine della santa Madre Teresa di Calcutta, iniziò con loro a raccogliere gli indigenti per strada. Come ha testimoniato suor Caritas, Guido curava i corpi «unicamente preoccupato di salvare le anime».
Aiutato da Karl Josef Romerm, vescovo ausiliario della diocesi di Rio de Janeiro, nel 2002 cominciò gli studi per diventare sacerdote, lasciando il lavoro e dedicandosi esclusivamente al volontariato fra i poveri. Dotato di una memoria straordinaria, si dice sapesse citare a memoria le scritture, cosa che faceva mentre curava i malati, invitandoli a unirsi nella preghiera con lui.
CAMBIAMENTI REPENTINI. Fra le testimonianze contenute nella sua biografia quella di un amico spiega bene il suo entusiasmo «nel servire la Chiesa di Dio». Anche quando «gli altri gli creano difficoltà», anche quando «veniva criticato e perseguito, non vacillava, al contrario era felice di essere assimilato a Cristo anche in questo». Pur lavorando tutto il giorno, Guido pregava sempre la Madonna a cui si era consacrato, digiunava e partecipava alla Messa quotidiana cercando di trovare sempre il tempo «per le sue preghiere personali».
Secondo le testimonianze raccolte, un giorno, proprio mentre recitava il rosario fra i pazienti, un uomo travestito e affetto da Hiv decise di abbandonare la sua vita promiscua per convertirsi. «Non era battezzato – ha raccontato un amico. Un sabato, in presenza di sua madre, che piangeva tanto, ricevette dalle mani di fra Anselmo il battesimo, l’unzione degli infermi e la comunione».
Un altro episodio riguarda un uomo gravemente malato, cui il ragazzo consigliò di confessarsi. Davanti al rifiuto di quello, Guido spiegò che tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio per i nostri peccati. E, lasciandolo sconcertato, iniziò a elencare i propri. Fu così che quell’uomo tornò alla fede, si confessò, ricevette la Comunione e l’unzione degli infermi. Una settimana dopo, guarì e fu dimesso dall’ospedale.
«IL PUNTO È DIO». Le guarigioni e le conversioni operate dal seminarista sono innumerevoli, non solo fra i poveri. Non si contano, infatti, le testimonianze di giovani o anziani battezzati grazie all’incontro con lui. Perché il punto per Guido era uno solo, come ha testimoniato suor Caritas: «Condurre tutti a un incontro personale con Cristo. Per questo non risparmiava sforzi. Di fatto, tutto il suo dialogo era con Lui e a Lui diretto. Non perdeva alcuna opportunità per proclamarlo». Persino sull’oceano fra i surfisti dove morirà un anno prima di essere ordinato sacerdote.