Che pace ingiusta

A immaginarlo quasi mi vergogno: il mondo sta esplodendo, e tu vorresti chiuderti qui, in una vecchia casa nel Monferrato, ad aspettare i rondoni

Una mattina di profondo azzurro, dopo la pioggia. In Monferrato le colline sono ancora grigie, neri e secchi i rami degli alberi. Eppure stamattina con questa luce e questo cielo tutto sembra nuovo, tutto da incominciare. Come i quaderni con le pagine bianche, il primo giorno di scuola.

Vorrei imparare a vivere così, nella stanza chiara dove il sole alle sette entra da padrone e ridisegna sui muri i pizzi delle tende. Se spalancassi le finestre il cielo entrerebbe nella camera. Ma fa freddo, ancora. Con queste mura grosse non si sente tanto. Mi piacciono le mura spesse, sembrano un baluardo.

Mi piace il bianco delle pareti, la sedia di vimini, la stanza spoglia. Quasi la cella di un convento. Vorrei sapere vivere così. Alzandomi la mattina, e il primo pensiero a Cristo – «mio Signore e mio Dio». Aprire gli occhi senza sentire già addosso la tenaglia...

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