Champions: le nuove geografie europee premiano Shakhtar e Borussia

Le pagelle della terza giornata di Champions: vola il Valencia di Soldado e lo United con Hernandez. Forster è super, ma non basta al Celtic per battere il Barcellona. Male il City di Mancini e il Milan: che fine ha fatto Pazzini?

Voto 10. Soldado: tra le sorprese di questa Champions, anche il gruppo F: pareva netta la supremazia di Bayern e Valencia, mentre le prime due uscite del Bate Borisov (vincente anche sui bavaresi) hanno stupito tutti. Gli spagnoli, partiti male contro i tedeschi, sono riusciti a rientrare in corsa nel migliore dei modi, vincendo in grande stile martedì sera la sfida contro la diretta concorrente bielorussa. E il merito è tutto della punta spagnola, Soldado, autore di una splendida tripletta.

Voto 9. Lucescu: «Siamo maturi per battere anche le big». Il tecnico dello Shakhtar era stato profetico prima del match contro il Chelsea. Il 2-1 degli arancio-neri è figlio di una prova di carattere, dove il talento dei brasiliani del club si è fuso perfettamente con l’aggressività e la cattiveria tipiche di una grande squadra. Ora sono primi nel girone, hanno battuto il club campione d’Europa (e una tra le squadre più in forma adesso) e in campionato hanno vinto 12 partite su 12. Un successo prima di tutto del tecnico rumeno, bravo a dare le convinzioni giusto a questo giovane gruppo.

Voto 8. Schmelzer: la geografia del calcio cambia, e squadre che fino a qualche anno fa parevano destinate a rimanere nella penombra, ora sono in grado di mettere in difficoltà i top club europei, nella speranza sempre più concreta di non rimanere solo Cenerentole. Tra questi club c’è sicuramente il Borussia Dortmund di Klopp: club giovane, ben organizzato e veloce, ieri ha battuto in casa il Real, in un match dai ritmi alti e imprevedibile (forse il più bello della giornata). Tralasciando per una volta i soliti Lewandovski, Reus e Gotze, premiamo il terzino 24enne Schmelzer: al Westfalenstadion è ormai un idolo. In gol ci va poco, ma il sinistro di ieri se lo ricorderà per tutta la vita: è quello del 2-1 al Real.

Voto 7. Hernandez: veniva da giorni difficili il “Chicharito”: gioca poco a Manchester, schiacciato dall’esuberanza di Rooney e Van Persie. Sembrava dovesse partire a gennaio. Invece se lo United ieri non è scivolato su un’incredibile sconfitta interna col Braga è proprio grazie a lui: sotto 0-2, prima il messicano ha accorciato le distanze, poi ha siglato il sorpasso dopo il pareggio di Evans. E ora vuole lasciare il segno anche in campionato.

Voto 6. Forster: il gigante del Celtic le prova tutte per fermare Messi e compagni, tentando di preservare la serata da leggenda dei Bhoys, passati in vantaggio a sorpresa con Samaras. Ma sull’azione veloce Messi-Xavi-Iniesta non può far nulla, e proprio quando almeno l’1-1 sembra salvo, ecco che l’impresa sfuma al 94’, quando Alba spunta da sinistra e insacca il 2-1. Al ritorno in Scozia, tra due settimane, ci vorranno tutti i suoi numeri per battere i catalani e difendere la seconda piazza nel girone.

Voto 5. Bendtner: è l’emblema della Juve che fatica in Europa: nulla contro il gigante danese, che arriva da un infortunio e dal quale non si può pretendere che in 15 minuti scarsi riesca a prendersi sulle sue spalle tutte le difficoltà dell’ambiente. Però per forza quando i bianconeri vanno male in Champions saltano fuori tutti i sintomi della loro malattia, la topplayerite: manca una punta di peso. Forse doveva esserlo il danese, un’ombra nelle poche uscite di quest’anno. Si sperava l’aria di casa potesse carburare al meglio il suo motore, invece…

Voto 4. Arsenal: all’Emirates Stadium gli uomini di Wenger non avevano mai perso un match europeo. Ieri è arrivato il primo scivolone, 0-2 contro uno Schalke tanto ordinato in mezzo quanto spietato davanti nell’ultimo quarto d’ora. Partita strana sì, ma che ha punito nel peggiore dei modi i Gunners. I londinesi rimangono secondi a +3 sull’Olympiacos, ma urge una sveglia: fin qui non hanno brillato troppo in Champions, e sono attesi da due trasferte in stadi estremamente impegnativi (Gelsenkirchen e Karaiskakis).

Voto 3. Pazzini: chi l’ha visto in campo? Il Milan battuto a Malaga è decisamente poca roba, di palle pericolose in attacco ne arrivano col contagocce, ma se il compagno di reparto El Shaarawy corre come un dannato cercando di creare qualcosina, l’opposto si può dire per il Pazzo, immobile di fronte alla lenta morte dei rossoneri.

Voto 2. Benfica: se il primo gol in Europa arriva dopo 212 minuti di gioco c’è qualcosa che non va. Peccato per i lusitani, finiti in un girone sulla carta abbordabile, e che invece si sta rivelando decisamente ostico, con Celtic e Spartak Mosca in grado di mettere in difficoltà anche il Barcellona. Rispetto a questi due club il Benfica pare molto più indietro, e martedì ha perso anche in terra russa. Se gli uomini di Jorge Jesus in campionato tengono il passo del Porto, in coppa inseguono un’inversione di rotta sempre più urgente.

Voto 1. Mancini: che il Gruppo D sarebbe stato il più difficile era chiaro fin dall’inizio, ma i Citizens, cui spettava la parte del leone insieme al Real, si stanno rivelando invece la matricola su cui tutti passeggiano. Dopo la sconfitta sfortunata col Real e il misero pareggio in casa contro il Dortmund, ieri hanno perso anche ad Amsterdam: se nel primo tempo sono inconsistenti ma reggono l’1-1, nel secondo tempo vengono travolti, mettendo a serio rischio la qualificazione agli ottavi. E quando una simile accozzaglia di campioni non gira alla perfezione, per forza finisce sotto accusa il tecnico.

@LeleMichela

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