CENTO FAMIGLIE PER UNA SPERANZA. SOS HAITI

Cento famiglie per cento orfani.

Cento famiglie per cento orfani. Uno slogan poco appetibile mediaticamente, un vero orrore per i creativi del politically correct, ma decisamente importante. A lanciarlo è l’Avsi, Associazione volontari per il servizio internazionale, che all’interno del progetto “Sostegno a distanza” ha attivato una sottoscrizione urgente per aiutare le popolazioni di Haiti colpite dall’alluvione che ha devastato il paese il 24 maggio scorso. Una situazione d’emergenza che non consente pianificazioni o interventi a lungo e medio termine: bisogna intervenire subito, soprattutto perché i soggetti maggiormente colpiti dal cataclisma sono bambini e ragazzi dagli zero ai 15 anni di età. Per capire quale sia realmente la gravità dei danni sul campo abbiamo raggiunto telefonicamente Carlo Maria Zorzi, responsabile Avsi ad Haiti, che proprio in questi giorni si trova nelle aree maggiormente colpite per dare il via all’operazione di primo soccorso e ricostruzione. «Mi trovo a Fonds Verrettes – ci dice Zorzi – una cittadina di 40mila abitanti epicentro dell’alluvione. Il fiume, ingrossato dalle piogge torrenziali, qui ha portato via tutto con la sua furia: 1.500 case distrutte, 300 morti, scuole, parrocchia e commissariato letteralmente spazzati via. Insieme al parroco – che è riuscito a salvarsi solo per cinque minuti, essendo fuggito su un’altura – stiamo censendo gli orfani, un’operazione oltre che struggente tutt’altro che semplice: la gente si è dispersa sulle colline per sfuggire alla furia delle acque e inoltre gli aiuti arrivano con il contagocce. Ad una prima stima abbiamo calcolato che siano un centinaio e hanno bisogno di tutto, ma davvero di tutto: per ora si occupa di loro la parrocchia, inoltre il centro per la salute che abbiamo allestito serve da rifugio per la notte e come punto di ritrovo e socialità. Lo slogan è particolarmente azzeccato – prosegue Zorzi – e chiedo veramente un impegno rapido e, per così dire, “robusto”: so che può apparire sfacciato ma la situazione è davvero al collasso. I bambini devono studiare, devono tornare al più presto a scuola per sostenere gli esami e non perdere l’anno: per ora si fa lezione sotto un albero, ma capite che non è possibile andare avanti così. Inoltre serve un immediato aiuto dal punto di vista del loro stato fisico ma anche e soprattutto psicologico: vedere un muro d’acqua che in pochi istanti e arriva e porta via tutto, casa, affetti, può segnare per tutta la vita. Senza dimenticare i beni di prima necessità, visto che questa città è a 2mila metri, isolata dal mondo e raggiungibile solo attraverso quella strada improvvisata che è il letto del fiume esondato. Chi si occuperà di questi bambini, se non ci pensiamo subito noi? Stiamo pensando all’ipotesi di affidarli a membri della famiglia allargata, ma bisogna reperirli con certezza e non è facile: l’ipotesi degli orfanotrofi l’abbiamo scartata, potrebbero essere addirittura deleteri per loro, ma bisogna agire, subito e in modo massiccio».
Per chi volesse farlo, si può contattare il “Progetto sostegno a distanza” dell’Avsi al numero 0547/360811 oppure mandare una mail all’indirizzo adozioni.distanza@avsi.org oppure ancora fare una donazione attraverso il sito www.avsi.org. In fretta, please.

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