La Cassazione conferma l’interdizione per Berlusconi

Per effetto della condanna e della legge Severino è incandidabile sino al 2019. Attesa per il 10 aprile, quando il tribunale di sorveglianza deciderà sull'affidamento ai servizi sociali

Alle dieci di sera, dalla Cassazione il verdetto che, almeno per un momento, avrà fatto pensare a Silvio Berlusconi che il suo destino politico era per il momento compiuto: o almeno reso molto più difficile. Il primo commento è stato infatti di amarezza: «Era scontato, come sempre. Su di me era già tutto deciso, non avrò mai giustizia qui, mai». La terza sessione penale (presidente Claudia Squassoni, relatore Grillo, giudici a latere Mulliri, Pezzeni e Gentile) aveva reso da pochi minuti definitiva l’interdizione ai pubblici uffici per due anni, una sentenza che deriva direttamente da quella della Cassazione dello scorso 1 agosto che ha condannato Berlusconi a 4 anni per frode fiscale. La linea del leone, per il momento la detta però Giovanni Toti. Che con pacatezza ai microfoni dei giornalisti continua a ripetere: «Non siamo una banda di malfattori, e non abbiamo certo intenzione di non rispettare le leggi. Ma nessuno ci impedirà di considerare in campo il nostro leader, nessuno pensi di non fargli fare la campagna elettorale».

LA DIFESA DI COPPI: «SU BERLUSCONI UN CUMULO DI PENE». Lo scorso agosto la Cassazione condannando Berlusconi per la frode fiscale, aveva deciso il rinvio in appello per la pena accessoria, quindi appunto l’interdizione dai pubblici uffici, perché venisse ricalcolata. La corte d’Appello di Milano con tempi record, ha deciso lo scorso 19 ottobre per i due anni di interdizioni, confermati ieri dalla Cassazione. In aula gli avvocati di Berlusconi si sono battuti sino all’ultimo istante. La linea dei difensori Ghedini e Coppi, dettata da quest’ultimo, prevedeva la richiesta di un nuovo rinvio ad altra corte d’Appello, o in seconda ipotesi la sospensione tout court del processo e l’invio degli atti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Secondo Coppi e Ghedini, infatti, avrebbe dovuto essere meglio calcolata la somma delle pene a Berlusconi: già condannato all’affidamento in prova ai servizi sociali, per effetto della prima condanna ha visto anche la decadenza dal Senato per effetto della legge Severino. E ora a tutto questo si somma l’interdizione. In terza istanza, i difensori avevano chiesto il rinvio degli atti del processo alla Corte costituzionale. Per il sostituto procuratore generale della Cassazione Aldo Policastro, l’accusa, invece la sentenza della corte d’Appello milanese di ottobre andava confermata perché «I giudici di Milano hanno esattamente indicato i criteri in base ai quali hanno determinato i due anni di interdizione per l’estrema gravità dei fatti accertati, il dolo intenzionale e la realizzazione di un sistema duraturo di evasione fiscale». La Cassazione ha accolto ieri quest’ultima posizione, anche se Coppi aveva sottolineato che c’era una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, allegata ieri mattina agli atti del processo Berlusconi, nei confronti dell’avvocato Franzo Grande Stevens nella quale Strasburgo «affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni penali, per il divieto di ne bis in idem», ovvero che un imputato non possa essere condannato più volte per lo stesso reato, come secondo Coppi sarebbe accaduto con Berlusconi per effetto della somma di pene inflitte.

COSA ACCADRA’. Fino ad ieri sera, il quartiere generale di Forza Italia, in prima linea il consigliere politico di Fi Giovanni Toti, parlava di presentare comunque le carte per la candidatura di Berlusconi alle prossime europee. Per farlo occorrerebbe presentare però, come per ogni candidato, tre certificati: quello di candidabilità ai sensi della legge Severino, quello di attestazione di elettore e l’accettazione della candidatura. I documenti vengono poi vagliati dall’ufficio elettorale circoscrizionale, e in caso di rigetto si può presentare un ricorso al Tar. Potrebbe essere una via perseguibile, ma che lascia comunque pochissimo spazio alla speranza di farcela per Berlusconi, che allo stato attuale può presentare solo il documento di accettazione della candidatura. Infatti, per effetto dell’interdizione Berlusconi perderà per due anni “il diritto di elettorato o di elegibilità in qualsiasi comizio elettorale e di ogni altro diritto”, che lo priverebbe dell’attestazione di elettore necessaria. Per effetto della legge Severino inoltre, Berlusconi ha perso l’attestato di candidabilità, dal momento che questa norma prevede che per pene superiori ai due anni (la condanna di Berlusconi è a quattro anni) si veda l’immediata decadenza dalle cariche elettive, ma anche l’incandidabilità per un periodo di sei anni. Fino al 2019 il leader di Forza Italia non potrebbe presentarsi ad alcuna corsa elettorale, quindi. Adesso nel partito c’è molta attesa per il 10 aprile, quando è fissata l’udienza del Tribunale di sorveglianza di Milano che dovrà decidere se accordare a Berlusconi l’affidamento ai servizi sociali: i magistrati hanno cinque giorni di tempo per decidere, in caso positivo, a Berlusconi resterebbe la possibilità di condurre comunque la campagna elettorale sebbene non da candidato.

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