Cammino soltanto

MODERN TIMES Autore Bob Dylan Etichetta Sony Prezzo 20,50 euro (Dvd Ed. 26,90 euro)

Che Bob Dylan viva in un Time out of mind, un «tempo immemorabile», per citare il titolo di uno dei suoi ultimi album, è un fatto piuttosto noto. Il look, quando sale sul palcoscenico, è quello del “riverboat gambler”, il giocatore d’azzardo professionista del vecchio West, con tanto di cappellaccio da cowboy. Non lo sentirete mai esprimersi a proposito della guerra in Iraq o della presidenza Bush. In un’intervista di qualche giorno fa su Usa Today, a proposito del recente disco di Neil Young tutto dedicato ad attaccare la presidenza americana, ha commentato, dimostrando di non sapere probabilmente neanche chi sieda alla Casa Bianca: «Quando ho sentito Let’s Impeach the President di Neil, ho pensato: roba da pazzi, ha fatto una canzone su Bill Clinton?» Aggiungendo: «Le canzoni politiche non mi appartengono. Io scrivo dell’esperienza».
In Modern Times (il nuovo album uscito in Italia settimana scorsa), di moderno infatti non si trova nulla. Come il precedente Love And Theft le musiche attingono alla tradizione blues o folk anglo-americana, come nel caso di Rollin’ And Tumblin’, che non riprende solo il titolo di un vecchio brano di Muddy Waters ma anche lo stesso riff e l’impostazione melodica. Altrove – in When The Deal Goes Down – si rifà addirittura a Bing Crosby, il cantante pop per eccellenza degli anni Trenta, mentre riprende melodicamente Charleston, lirica di Henry Timrod, “il poeta laureato della Confederazione”. I “tempi moderni” di Bob Dylan ritraggono un’America bizzarra, estranea a chi ha perso ogni connessione con l’America del passato, il Great Country di valori cancellati dal liberismo dei figli dei figli dei fiori. Una visione del mondo espressa attraverso forme musicali a rischio di estinzione nell’era della stupidità globale di Mtv, che arrivano diritte dagli anni Trenta del Novecento o addirittura dalla fine dell’Ottocento. Come disse una volta Gregory Peck, in Bob Dylan «è possibile udire l’eco delle antiche voci d’America: Walt Whitman e Mark Twain, i cantanti blues, i suonatori di violino e gli autori di ballate. Lui è una specie di troubadour dell’Ottocento, uno spirito americano originale».
Non canta del mondo moderno; eppure risuonano misteriosamente profezie sulle piccole cose di tutti i giorni. Come nella delicata poesia Workingman’s Blues # 2 (“Blues del lavoratore”), un’ode color seppia a tutti quegli uomini che lavorano sodo e tirano avanti, col caustico commento: «Certa gente non ha mai lavorato un solo giorno nella sua vita, non sa neanche cosa voglia dire lavorare». E naturalmente c’è Dio, nelle canzoni di Modern Times. Il primo brano (Thunder On The Mountain) si apre con la voce di Dio sulle montagne e il suono di pistole per le strade; lo si ritrova poi nell’accenno al monaco che fondò la comunità di St. Herman ai primi dell’Ottocento, nelle campane di St. Mary che echeggiano in distanza, nell’amara tentazione della desolata Ain’t Talkin’, brano conclusivo: il cantante vaga per il Giardino Mistico per scoprire che è stato abbandonato dal suo Giardiniere, e finisce per ritrovarsi in un mondo «riempito di speculazioni», in cui «strapperanno via la tua mente dalla contemplazione»; non resta allora che una cosa da fare: «Io non parlo, cammino soltanto. Dicono che la preghiera ha la forza di guarire, allora prega per me, madre».

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