Bordon clone di Siccardi?

La crociata di un ministro contro il Vaticano. Già la fece la legislazione risorgimentale (per rimpinguare le casse dello Stato). Che la storia si ripeta? Lo j'accuse della stimata autrice (anche dal liberal Paolo Mieli) di "Risorgimento da riscrivere"

«La legge non si interpreta, la legge si applica». Così disse. Chi? Il ministro dell’ambiente Willer Bordon. Cavaliere senza macchia e senza paura, fronte spaziosa, sguardo tanto concentrato e determinato da sembrare fisso, Willer continua la sua intrepida battaglia per la difesa della salute dei cittadini italiani minacciati da Radio Vaticana Barbablù. Possibile? Il Vaticano uccisore di bambini? La radio del Papa responsabile di casi di leucemia infantile sei volte superiori alla media nazionale? Da mesi va avanti una campagna da caccia alle streghe, di intimidazioni pilatesche, di fumo negli occhi fatto passare per amore dei bambini messi in pericolo dall’incuria e dall’illegalità vaticane. E magari la faccenda fosse solo “ridicola” come l’ha definita il Capo del governo. Bordon cita la legge e la necessità di rispettarla? Facciamo il punto della situazione.

Il legalismo contro il diritto
La Città del Vaticano è uno stato autonomo e sovrano. Piccolo quanto si vuole, ma Stato. Lo Stato italiano riconosce e tutela la libertà del Vaticano dal Concordato del 1929. Vaticano e Stato italiano hanno stipulato trattati bilaterali regolati dal diritto internazionale. In questo contesto rientra il caso di Radio Vaticana, nata per «informare liberamente sull’attività della Chiesa e sui principali fatti del mondo, senza dover sottostare ai ricatti di natura economica o politica». Le questioni che riguardano il rapporto fra Stati vanno definite all’interno di Commissioni bilaterali. È quanto il Vaticano ha suggerito. La Commissione bilaterale che si è riunita ha deciso di effettuare misurazioni congiunte, il ritardo delle quali è imputabile alla sola parte italiana (di cui fanno parte anche gli esperti del ministero dell’Ambiente), come ha riconosciuto il ministro competente, Lamberto Dini. Dal canto suo il ministero dell’Ambiente ha diffuso dati di rivelazioni unilaterali — «in versioni discordanti» —, senza darne comunicazione ufficiale alla controparte e senza specificare «dove e quando sono stati rilevati», di fatto ostacolando una serena e scientifica riflessione sul problema. Nel rapporto fra Stati è fonte primaria il diritto internazionale: la legalità tanto invocata da Bordon va esattamente in direzione contraria a quella da lui imboccata. L’unica strada percorribile trattandosi, lo ripeto, del rapporto fra due Stati, è quella dell’accordo bilaterale. A meno che lo stato italiano non abbia deciso di rompere le relazioni diplomatiche con la Città del Vaticano. A meno che l’intento non sia quello di fare la guerra al Vaticano.

Non è la prima volta
Da questo punto di vista c’è, nella nostra storia nazionale, un precedente significativo: il “caso Siccardi” del 1850. A quel tempo il conte Siccardi è ministro di Grazia e giustizia del governo D’Azeglio. Con la scusa che tra il Papa e il parlamento non è possibile alcun accordo perché Roma, retta da un governo assoluto, non può per definizione essere ben disposta nei confronti dei governi costituzionali, il Guardasigilli legifera autonomamente, senza previa consultazione della controparte, su una questione delicata come il “foro ecclesiastico”. L’opposizione del Papa al provvedimento, Pio IX non si stancherà di ripeterlo, non è dovuta al merito della questione (il foro ecclesiastico è già abolito in molti Stati cattolici), ma al modo in cui viene giustificata e adottata, nel disprezzo dei patti bilaterali liberamente assunti e sottoscritti da entrambe le parti. D’Azeglio e Siccardi manifestano una chiara ostilità verso Roma, ostilità peraltro non dichiarata — e non dichiarabile — perché il primo articolo dello Statuto vincola al rispetto della religione cattolica definita «unica religione di Stato». Le relazioni diplomatiche fra Santa Sede e Regno di Sardegna (più tardi Regno d’Italia), interrotte in quel frangente dal Papa, saranno riallacciate settantanove anni dopo con i Patti Lateranensi cui ho fatto cenno. La guerra alla Chiesa cattolica scatenata durante il Risorgimento dai liberali ha fatto tante vittime e tanti danni. Ai membri degli ordini religiosi, dichiarati fuori legge perché «inutili e quindi dannosi» (per usare l’espressione di Rattazzi) è stato sottratto tutto quanto possedevano. Nel nome della libertà, 57.492 persone sono state private del modo di vita che avevano liberamente scelto, buttate fuori dai conventi, derubate perfino degli arredi sacri, dei libri, degli archivi, di tutte le opere d’arte. Sempre nel nome della libertà, circa due milioni e mezzo di ettari di terra (di proprietà della Chiesa e del demanio) sono finiti nelle mani dell’élite liberale che li ha acquistati per due lire. Nel nome della costituzione e, quindi, della religione cattolica (espressamente tutelata dal primo articolo dello Statuto), la Chiesa è stata duramente perseguitata e le ricchezze del Meridione, colonizzato, sperperate.

Un’Italia contro gl’italiani
Abbiamo fatto l’Italia disprezzando la millenaria tradizione culturale e religiosa del popolo italiano, a stragrande maggioranza cattolico. Tradizione che, sia detto per inciso, ci ha regalato il primato mondiale della bellezza: secondo dati dell’Unesco, all’Italia appartiene più del 50% dei beni artistici mondiali. Se corrispondono a verità i dati resi noti dalla stampa, da cui risulta che la maggioranza della popolazione approva l’operato di Bordon, ciò significa che la campagna anticattolica ha prodotto i suoi frutti. Non sarebbe ora, non ci converrebbe di più, smetterla di denigrare e di calunniare la Chiesa cattolica, istituzione che tutto il mondo ci invidia e che è “romana”, ha cioè sede proprio in Italia? Un’ultima considerazione. Il ministro della Sanità (a rigor di logica ben più competente di quello dell’Ambiente per quanto riguarda la salute) ha irriso pubblicamente alle ragioni “scientifiche” del collega Bordon, come prima di lui avevano fatto, in una lettera aperta indirizzata al Capo dello Stato, 1500 scienziati riuniti a Roma per un convegno. Secondo Veronesi, si è giocato sulla «paura irrazionale» dei cittadini, suscitando «emozioni d’accatto». Per Veronesi — come per gli scienziati che si sono rivolti a Ciampi — è «moralmente inaccettabile» spendere decine di migliaia di miliardi (Veronesi ipotizza la cifra di 20-30mila, ma la somma potrebbe essere più alta) nella prevenzione di una causa che, per quello che se ne sa, è responsabile dell’insorgenza dei tumori alla stessa stregua di una tazzina di caffè. È immorale «stornare risorse per eliminare una minaccia che non ha persuasiva base scientifica», mentre serissimi problemi ambientali e cause certe di tumore sono trascurati «per mancanza di attenzione da parte dell’opinione pubblica e per mancanza di fondi». L’unità d’Italia ha fruttato ai liberali che l’hanno promossa molti soldi. Siamo proprio sicuri che dietro motivazioni scientificamente irrilevanti, fatte passare per buone, non premano interessi economici molto forti?

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