Bonaiuti che Dio t’aiuta

La sentenza con cui i giudici del tribunale di Milano hanno assolto il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni dall’accusa di abuso d’ufficio riassegna sorprendentemente alla politica il suo ruolo naturale.

La sentenza con cui i giudici del tribunale di Milano hanno assolto il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni dall’accusa di abuso d’ufficio riassegna sorprendentemente alla politica il suo ruolo naturale. La politica, insomma, “deve” decidere nell’interesse dei cittadini, rispettosa delle leggi. Ma questi passaggi, certo affatto scontati, non sono in contrasto con quegli aspetti di discrezionalità e di particolare visione del bene comune tipiche del politico che decide. Che tenta di modificare la realtà in cui vive piegandola non a un rigido a priori ideologico, ma modellandola piuttosto in relazione allo scopo grande e giusto e buono che attraverso la sua sensibilità riconosce e persegue. La politica è nuovamente decisiva e di conseguenza decide. La politica non può essere sotto tutela perché non possiamo immaginare sotto tutela di chicchessia il raggiungimento del bene comune. Ai più la questione potrà apparire banale, in realtà la libertà di movenze immaginative e operative è una questione di vita o di morte per una società, e lo è pure per la democrazia. Dalla libertà di questo spazio per la politica, che nasce dal cuore e che viene sostenuto, ad esempio, dai partiti popolari, si misura la democraticità di ogni potere, compreso quello giudiziario, il suo rispetto della libertà…Ma l’altro frutto della sentenza ambrosiana è un frutto avvelenato per Forza Italia; è un Formigoni insofferente dei troppi ritardi che il partito di maggioranza relativa ha accumulato nel corso di questi ultimi mesi proprio in ordine alla capacità di produrre politica nei termini prima descritti, che fa capolino dalle interviste rilasciate in questi ultimi giorni. Un Formigoni che lascia intendere senza mezzi termini che un conto è un livello della politica che produce fatti, cambiamenti, cultura, storia. Ben altra cosa è una corte che vive di pettegolezzi e di congiure di palazzo, come sembra ridotta oggi la creatura di Silvio Berlusconi, soprattutto a causa dello strapotere dei suoi ras locali. Una Forza Italia dove si stentano a riconoscere proprio i caratteri più convincenti di quel berlusconismo, mix di antistatalismo alla Sturzo, decisionismo Degasperiano e plausibile laicità delle istituzioni ora costrette in improbabili vertici dove si fa fatica a distinguere quelli di governo da quelli di maggioranza, se non addirittura da quelli di partito. Formigoni è di quelli che questo stato delle cose, ne siamo certi, vuole e deve discuterlo; nel partito, nelle istituzioni ma, anche, col presidente del consiglio. “Deve”. Perché fa politica. Sul serio.

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