Berlusconi, Monti e Prodi dicano una parola di verità sul caso Pollari

Cosa aspettano Prodi, Berlusconi e Monti che hanno opposto il "segreto di Stato" a dire quello che sanno sul "caso Abu Omar"?

L’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari è stato condannato a dieci anni dalla IV sezione della Corte d’appello del tribunale di Milano per la vicenda del sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar, avvenuto nel capoluogo lombardo il 17 febbraio del 2003.  Nove anni a Marco Mancini, ex numero due del servizio segreto, e a sei gli agenti Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregori. Riproponiamo l’articolo di Luigi Amicone, scritto ieri su questo sito.

Domani, martedì 12 febbraio, la corte d’Appello del tribunale di Milano si pronuncerà sulla richiesta di condanna a 12 anni di carcere per l’ex generale Nicolò Pollari e per altri quattro alti dirigenti dell”intelligence militare italiana. Cosa aspettano Prodi, Berlusconi e Monti che hanno opposto il “segreto di Stato” a dire quello che sanno sul “caso Abu Omar”?

Domani, persone che hanno servito lo Stato ai livelli più pericolosi e delicati, da agenti segreti militari, rischiano di essere condannati a pene gravissime da un tribunale ordinario. Perché accade questo? Perché avendo lo Stato opposto il “segreto” su documenti riguardanti il caso Abu Omar, questi agenti, a cominciare dall’ex capo del servizi segreti militari italiani, non possono difendersi adeguatamente davanti a un giudice ordinario.

Lo si sta osservando tragicamente nel processo contro il già direttore del Sismi generale Nicolò Pollari e altri quattro alti dirigenti dell’intelligence militare italiana. Accusati di aver partecipato nel febbraio 2003 al sequestro di Abu Omar, un imam in odore di terrorismo poi trasferito in Egitto e lì imprigionato, torturato e improvvisamente liberato.

Tre governi (Berlusconi, Prodi, Monti), con il parere favorevole e vincolante della Corte Costituzionale, hanno posto il segreto di Stato su documenti  e fatti che riguardano i rapporti con servizi segreti di Paesi alleati, per il supremo interesse e la sicurezza della Nazione (articolo 52 della Costituzione).

Ma la Corte d’Appello di Milano, vanificando il diritto di difesa e la stessa sentenza della Corte Costituzionale, ha proceduto come nulla fosse. Il procuratore ha così chiesto dodici anni per Pollari, dieci per il suo vice Marco Mancini, otto per altri tre dirigenti, senza che la difesa potesse acquisire le testimonianze dei vari capi di governo.

Giunti a questo punto, davanti alle pesantissime condanne pendenti in giudizio per i vertici del Sismi, i tre capi di governo che hanno posto il segreto di Stato hanno l’obbligo morale di dire una parola molto semplice, la seguente: in base ai segreti in loro possesso, Pollari & C. dicono la verità e perciò sono innocenti come sostengono sulla base di prove che non possono esibire, o mentono? Visto che il Tribunale non li convoca, lo dicano Prodi, Berlusconi e Monti per dovere di coscienza.

Pollari, Mancini e gli altri non chiedono alcuna immunità né privilegio, ma una parola di verità da parte dell’autorità politica.

@LuigiAmicone

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