Benedetto XVI: «Recuperiamo lo stupore di fronte al Mistero»

Nella catechesi di oggi Benedetto XVI ha parlato dell'incarnazione come centro della fede. Di come riconoscere Cristo presente oggi e di come seguirlo.

Abbiamo parlato di incarnazione. Questa parola è suonata e risuonata a Natale. Ma di che si tratta davvero? Chi è Gesù oggi? Lo ha chiesto così papa Benedetto XVI ai fedeli, senza dare per assodato questo perno centrale della fede cattolica. Durante l’udienza di questa mattina il Papa ha parlato di Colui «che è sceso dal suo Cielo per entrare nella nostra carne. In Gesù, Dio si è incarnato, è diventato uomo come noi, e così ci ha aperto la strada verso il suo Cielo, verso la comunione piena con Lui».

«NON PENSIAMO DI SAPERE». Ma che cosa significa questa parola centrale per la fede cristiana? Il Papa ha ricordato che «la parola “carne”» indica l’uomo «sotto l’aspetto della sua caducità e temporalità, della sua povertà», ma che l’incarnarsi di Dio la salva e ci dice «che la salvezza portata dal Dio fattosi carne in Gesù di Nazaret tocca l’uomo nella sua realtà concreta», e non una volta per tutte, ma «in qualunque situazione si trovi. Dio ha assunto la condizione umana per sanarla da tutto ciò che la separa da Lui, per permetterci di chiamarlo (…) di essere veramente figli di Dio».
Il Papa ha sottolineato ancora l’importanza di non saltare questo passaggio che sembra scontato: «Il Verbo si fece carne è una di quelle verità a cui ci siamo così abituati che quasi non ci colpisce più la grandezza dell’evento che essa esprime. Ed effettivamente in questo periodo natalizio, in cui tale espressione ritorna spesso nella liturgia, a volte si è più attenti agli aspetti esteriori, ai “colori” della festa, che al cuore della grande novità cristiana che celebriamo». Mentre sarebbe altro che cerchiamo e che ci basta: «Qualcosa di assolutamente impensabile, che solo Dio poteva operare e in cui possiamo entrare solamente con la fede. Il Logos, che è presso Dio, il Logos che è Dio», che ha accompagnato «“gli uomini nella storia con la sua luce”, diventa carne e prende dimora in mezzo a noi, diventa uno di noi». Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma: «Il Figlio di Dio… ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato». Non è secondario ma necessario, ha continuato Benedetto XVI, «recuperare lo stupore di fronte al Mistero».

COME RICONOSCERE GESU’ OGGI. Ma come possiamo riconoscere la sua presenza oggi? Il Papa ha spiegato che Gesù «ha percorso come uomo le nostre strade, entrando nel tempo dell’uomo, per comunicarci la sua stessa vita. E lo ha fatto non con lo splendore di un sovrano, che assoggetta con il suo potere il mondo, ma con l’umiltà di un bambino». Il Papa ha poi sottolineato un secondo elemento: «Nel Santo Natale di solito si scambia qualche dono», nella preghiera sulle offerte della Messa poi si prega così: «Accetta, o Padre, la nostra offerta in questa notte di luce, e per questo misterioso scambio di doni trasformaci nel Cristo tuo Figlio, che ha innalzato l’uomo accanto a te nella gloria». La donazione, quindi, ha proseguito il Pontefice, «è al centro della liturgia e richiama alla nostra coscienza l’originario dono del Natale (…) Dio ha assunto la nostra umanità per donarci la sua divinità. Questo è il grande dono. Anche nel nostro donare (…) chi non riesce a donare un po’ di se stesso, dona sempre troppo poco». E a dirlo è proprio il mistero dell’Incarnazione: «Dio (…) non ha donato qualcosa, ma ha donato se stesso nel suo Figlio Unigenito. E troviamo qui il modello del nostro donare, perché le nostre relazioni, specialmente quelle più importanti, siano guidate dalla gratuità e dall’amore».
Benedetto XVI ha poi riflettuto sul terzo fattore: l’agire di Dio non è fatto solo di parole, ma lo si può riconoscere in gesti concreti: «Il fatto dell’Incarnazione (…) ci mostra l’inaudito realismo dell’amore divino. L’agire di Dio, infatti, non si limita alle parole, anzi potremmo dire che Egli non si accontenta di parlare, ma si immerge nella nostra storia e assume su di sé la fatica e il peso della vita umana. Il Figlio di Dio si è fatto veramente uomo, è nato dalla Vergine Maria, in un tempo e in un luogo determinati, a Betlemme durante il regno dell’imperatore Augusto, sotto il governatore Quirino; è cresciuto in una famiglia, ha avuto degli amici, ha formato un gruppo di discepoli, ha istruito gli Apostoli per continuare la sua missione, ha terminato il corso della sua vita terrena sulla croce».

IL REALISMO DELLA FEDE. Bisogna dunque guardare a questo modo di agire di Dio per «interrogarci sul realismo della nostra fede». Viviamo anche noi così concretamente la fede o è «limitata alla sfera del sentimento, delle emozioni»? Per il Papa la fede «deve entrare nel concreto della nostra esistenza, deve toccare cioè la nostra vita di ogni giorno e orientarla anche in modo pratico». E per essere aiutati in ciò «dobbiamo credere le verità rivelate da Lui e osservare i suoi comandamenti con l’aiuto della sua grazia, che si ottiene mediante i sacramenti e l’orazione». Perché «la fede ha un aspetto fondamentale che interessa non solo la mente e il cuore, ma tutta la nostra vita».

CONTEPLARLO PER REALIZZARCI. La catechesi ha poi proposto un ultimo elemento alla riflessione dei fedeli: “San Giovanni afferma che il Verbo, il Logos era fin dal principio presso Dio, e che tutto è stato fatto per mezzo del Verbo (…) L’Evangelista allude chiaramente al racconto della creazione (…) Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «La prima creazione trova il suo senso e il suo vertice nella nuova creazione in Cristo, il cui splendore supera quello della prima». I Padri della Chiesa hanno accostato Gesù ad Adamo, tanto da definirlo «secondo Adamo» o l’Adamo definitivo (…) Solo in Gesù quindi «si manifesta compiutamente il progetto di Dio sull’essere umano».
È dunque in quel bambino che noi cristiani ancora oggi «possiamo riconoscere il vero volto non solo di Dio ma il vero volto dell’essere umano». E quindi scopriremo la nostra vocazione, ciò a cui Dio ci chiama, così: «Aprendoci all’azione della sua grazia e cercando ogni giorno di seguirlo, noi realizziamo il progetto di Dio su di noi». Quindi, ha concluso Benedetto XVI, «cari amici, in questo periodo meditiamo la grande e meravigliosa ricchezza del Mistero dell’Incarnazione, per lasciare che il Signore ci illumini e ci trasformi sempre più a immagine del suo Figlio fatto uomo per noi».

@frigeriobenedet

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